Tribute to Frida Kahlo: a fashionable metempsychosis

Advertising per Tribute To Frida Kahlo (1998)

Advertising per Tribute To Frida Kahlo (1998)

Ero solita pensare di essere la persona più strana del mondo ma poi ho pensato, ci sono così tante persone nel mondo, ci dev’essere qualcuna proprio come me, che si sente bizzarra e difettosa nello stesso modo in cui mi sento io. Vorrei immaginarla, e immaginare che lei debba essere là fuori e che anche lei stia pensando a me. Beh, spero che, se tu sei lì fuori e dovessi leggere ciò, tu sappia che sì, è vero, sono qui e sono strana proprio come te. 

Queste le parole della pittrice Frida Kahlo, frasi che trasudano di un’incolmabile solitudine ma allo stesso tempo di un orgoglioso ottimismo. Dopo la sua morte la speranza è rimasta sempre briosa nell’aria, a caccia di un’anima gemella che potesse condividere con lei quei ‘difetti’ e quella bizzarria che danno forma all’artista in quanto tale. Un’esasperata caccia ad una metà a noi destinata, come racconterebbe Aristofane, volutamente divisa da Zeus, invidioso della bellezza umana. E così, come vuole il mito, i due amanti sono destinati ad incontrarsi, in barba alla crudeltà del sovrano degli dèi, per ridare forma alla perfezione. Se solo fosse rimasta in vita, l’artista messicana avrebbe trovato quel suo alter nel favoloso mondo dell’haute couture francese.
Da un lato l’Arte di Frida, dall’altro le superbe capacità sartoriali dell’enfant terrible della moda parigina: Monsieur Jean Paul Gaultier. Il tutto in una sorprendente mise en scène dell’avvincente vita della pittrice latina che, tra top model e gonne svolazzanti – che ricordano le atmosfere messe in rima da Federico García Lorca nel suo Romancero Gitano -, ci trasporta in un mondo di passione, amore, dolore e coraggio.
1998. Settimana della moda di Parigi. Tribute to Frida Kahlo. Le luci calano sulla passerella e i dipinti dell’artista messicana sembrano impossessarsi dello spazio. Una vegetazione tropicale fa da cornice ad uno spettacolo che si prospetta inizialmente cupo. Con fare etereo, quasi a provenire dall’oltretomba, Kate Moss cammina con sguardo fermo e sicuro, rendendo omaggio alla forza e al coraggio che hanno fatto di Frida una donna degna di memoria.Non a caso la prima uscita sembra ricordare uno dei suoi autoritratti più famosi e d’impatto, The Broken Column (1944); possiamo infatti notare come i dettagli oro che arricchiscono il corpetto dalla vita al collo, richiamino in modo inconfondibile la colonna greca protagonista del quadro. Una colonna ricca di significati che girano tutt’attorno alla vita dell’artista. Fin da piccola Frida soffriva di spina bifida, una terribile malformazione delle vertebre che le causò dolori fin dalla tenera età. La colonna vertebrale sarà inoltre vittima di un terribile incidente che segnerà la sua intera esistenza. Era il 17 settembre del 1925 quando la giovane pittrice stava rincasando in autobus. È bastato un attimo. Uno scontro. Costretta a restare in solitudine a letto per molto tempo, troverà in questo dolore la possibilità di approfondire la propria esperienza artistica: «Dipingo me stessa perché passo molto tempo da sola e sono il soggetto che conosco meglio». Simbolo di solidità, la colonna viene qui distrutta per trasmettere il senso di instabilità che accompagnerà per sempre Frida e le sue opere.
the broken column

The Broken Column (1944) – Thorn Necklace and Hummingbird (1940)

Ma lo spettacolo deve continuare. E il nero continua a regnare sovrano, in segno di lutto e rispetto nei confronti dell’artista. Lunghe chiome nere passeggiano una dopo l’altra, alcune adornate di corone spinate – come quella indossata dall’algida Stella Tennant – accessori che richiamano l’assidua sofferenza che la pittrice latina vuole comunicare nell’autoritratto Thorn Necklace and Hummingbird (1940).
Tra una passerella e l’altra, i nostri occhi assistono ad un’artificiale metempsicosi dell’artista messicana. Tutti quei tratti che hanno fatto di lei una fashion icon, appaiono sui volti di ogni singola modella, come il monociglio o la leggera peluria che le incornicia le labbra. Ma l’incursione di un torero (sarà Diego Rivera, pittore messicano e marito di Frida?) sembra far fuggire le tenebra, e i primi tocchi di colore iniziano ad apparire. Dal nero al rosso, simbolo della passione, dell’amore, del sangue e del dolore. L’atmosfera si fa così più frizzante con look molto forti, quasi androgini, in grado di creare un incontro e uno scambio tra il guardaroba maschile e quello femminile. (Mr. Gaultier ci aveva già dimostrato questa sua incredibile abilità nel 1985 con la collezione  A Wardrobe for two). Una scelta che non potrebbe non far contenta Frida Kahlo, la quale, come ci ha mostrato in Self-Portrait with cropped hair (1940), non sembra rifiutare certe allures ‘mascoline’. Forse è l’uscita di Linda Evangelista quella che meglio ci racconta questa cross-fertilization tra i due guardaroba. Come un centauro, porta in scena i must have dell’abbigliamento pour luiet pour elle: giacca, camicia e cravatta si adagiano senza alcuna interruzione o disturbo visivo sopra una candida gonna. Vediamo dunque succedersi camicie bianche, blazers, gessati e copricapi da vero hombre mexicano, accompagnati da virili sigari cubani.
self-portrait-with-loose-hair-1947

Self portrait with loose hair – Self portrait with cropped hair (1940)

Sempre con fare suadente, passionale e canzonatore, le modelle continuano ad interpretare l’artista, incantando il pubblico con le loro gonne vaporose. Oltre a quello stile maschile che rappresenta anche un po’ la volontà di Frida di andare contro le convenzioni sociali, vediamo sfilare anche il lato più femminile della pittrice, il quale emerge in molti dei suoi quadri, come Tree of Hope, Keep Firm (1946), The Two Fridas (1939) o Self Portrait with Loose Hair (1947), con abiti decorati da pizzi e applicazioni gioiello. E di certo non poteva mancare una rivisitazione dell’enfant terrible, che fa diventare una delle tante reincarnazioni dell’artista una ‘marinaretta’ con un abito caratterizzato dall’iconico pattern a righe blu su fondo bianco.
Un fashion show firmato Jean Paul Gaultier degno di lode. Attraverso i suoi abiti è riuscito a dar forma e movimento alla bidimensionalità e staticità dei quadri di Frida Kahlo, a riportarla in vita. È stato in grado di reinterpretare la vita di un’artista, ma soprattutto di una donna, travagliata da continue sofferenze e sfide. Ha ricreato quell’atmosfera di coraggio e fierezza che si legge negli occhi di tutti gli autoritratti che, nonostante le pennellate di dolore, risplendono di una bellezza e un fascino senza tempo.
Non è poi così difficile immaginare Frida Kahlo e Jean Paul Gaultier mano nella mano a fine sfilata. Le due metà ricongiunte. Arte e Moda. Perché sono sicuro che sarebbe stato così. Zeus arrenditi: la perfezione esiste.
Di Nicola Brajato – Laureando Culture e Tecniche della Moda
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Source: www.fridakahlo.org, www.fashionspacegallery.com/exhibition/jean-paul-gaultier
Thierry-Maxime Loriot (a cura di), The fashion world of Jean Paul Gaultier: from the sidewalk to the catwalk, Abrams Editore, New York 2011. Monografia creata in occasione della retrospettiva tenutasi al Montreal Museum of Fine Arts e dedicata al grande stilista parigino.
 
Rauda Jamis, Frida Kahlo, TEA Ed., Milano 2005.