Giovanni Boldini: sensualità iconografica fin de siècle

Di Carlotta Branchi – Studente CLAM – Seminario “Comunicare la moda”

Giovanni_Boldini

La donna è senza dubbio una luce, uno sguardo, un invito alla felicità, e talvolta il suono di una parola; ma soprattutto è un’armonia generale, non solo nel gesto e nell’armonia delle membra, ma anche nelle mussole, nei veli, negli ampi e cangianti nembi di stoffe in cui si avvolge, che sono come gli attributi e il fondamento della sua divinità.

Con queste parole, Charles Baudelaire decantava l’essenza della femminilità moderna nel suo trattato Le Peintre de la vie moderne (1863), parole a cui sembra essersi ispirato anche il pittore ferrarese Giovanni Boldini, la cui arte, diffusa dalla seconda metà dell’Ottocento, ha contribuito indubbiamente ad arricchire l’eredità storica della moda.

A concederne l’ennesima dimostrazione sono state le intime stanze della mostra “Boldini – Parisien d’Italie”, ospitata negli scorsi mesi presso il Gam Manzoni di Milano (24 ottobre 2014 – 18 gennaio 2015), dove è stato possibile osservare una concetrata serie di dipinti dell’artista – originario italiano, ma trasferitosi a Parigi nel 1871 e lì residente fino alla fine dei suoi giorni. Affascinanti, raffinate ed eleganti donne dell’alta società sono i soggetti prediletti e le protagoniste indiscusse delle sue opere: attraverso la sua inconfondibile pennellata, dinamica e guizzante, Boldini, con minuziosa fedeltà, rappresenta in maniera magistrale tutta la vanità femminile della belle époque.

Incredibili gli effetti ottici dei tessuti nei suoi ritratti, tra un taffetà, uno shantung di seta e un velluto. Ecco le mussole, i veli, gli “ampi e cangianti nembi di stoffe” di cui parlava Baudelaire, ecco l’armonia dei tratti e dei gesti che rivela donne di una certa estrazione, consapevoli del loro fascino, dai lineamenti marcati o gentili, donne dallo sguardo fiero, donne indiscutibilmente moderne. Boldini mostra così come la mondana vita sociale e la ritualità degli appuntamenti quotidiani imponesse alle dame del bel mondo una moltitudine di toilettes: abiti da passeggio ampiamente decorati, abiti per le visite, completati sempre da guanti e cappello, abiti da sera e abiti da ballo, tendenzialmente più scuri, sui toni del nero più sontuoso.

Il quadro Attraversando la strada (1873), in cui la bella Berthe – modella prediletta del pittore per molti anni – è intenta ad attraversare una movimentata piazza parigina, ben risalta la linea delle vesti di quel periodo, linea lanciata dal celebre sarto Frederick Worth e caratterizzata non più da una gabbia integrale, ma da una demi-crinoline, meno voluminosa e sviluppata sul retro. In questo caso, la parte posteriore è spostata in avanti dalla fanciulla, con un gesto della mano che mette in mostra l’abbondante increspatura fatta di ruches; si può notare, come in quasi tutti i ritratti ambientati in esterno, come le scollature degli abiti fossero più castigate durante il giorno. Dipinto di assoluto impatto cromatico è Taquinant le parroquet del 1873, dove gli strascichi più o meno lunghi, rifiniti da volants e passameneria, sottolineano le silhouette delle duchesse. Qui, ma anche in altri quadri come Promenade solitaire o Berthe esce per la passeggiata, entrambi datati 1874, si può osservare l’evoluzione dell’ornamento vestimentario dell’epoca, il vasto impiego di perle, pizzi, balze di tulle, increspature e drappeggi, maniche rigonfie, scialli e accessori. S’avvistano infatti le prime borsette, piccoli sacchetti agganciati in vita che supplivano all’ampiezza delle larghe gonne munite di tasche. Altro elemento fondamentale della parure femminile dell’epoca era rappresentato dalle acconciature. I capelli erano spesso raccolti in trecce o chignon, accompagnati da appariscenti decorazioni tra fiori, piume di uccelli, veli e nastri, incorniciando così la pelle diafana e delicata dei volti, segnati appena da lievi accenni rosei sulle gote. Gli ombrellini erano l’accessorio da passeggio imprescindibile per le uscite diurne, solitamente di medie dimensioni, molto decorati e in richiamo alle tonalità dell’abito. Lo stesso pendant cromatico valeva per calze e calzature, distinte tra scarpette e stivaletti, dal piccolo tacco e dalle punte aguzze, di pelle di capretto per il giorno, ampiamente scollate per il ballo. Un ulteriore tocco d’eleganza era dato dai guanti, dettaglio d’obbligo al di fuori dalle mura domestiche, generalmente di camoscio, corti al polso per le attività quotidiane, lunghi e di seta per la sera.

Giovanni Boldini

Con l’inizio del nuovo secolo, tuttavia, le forme degli abiti iniziarono a mutare: scomparvero gradualmente strascichi, busti e colletti, il punto vita venne abbassato, le silhouette si fecero più libere. Merito soprattutto dei grandi couturier del primo Novecento come Paul Poiret, Jacques Doucet e la stilista francese Jeanne Paquin, tra le prime a introdurre una linea semplificata, innovativa, sciolta. E sono proprio i suoi modelli ad assomigliare maggiormente a quelli ritrovati negli stessi ritratti di Boldini: contraddistinti da una moderna flessuosità, sottolineavano le curve femminili facendo intravedere corpi snelli e agili, che, uniti ai gesti e alle pose delle donne boldiniane, erano in grado di dare vita a uno spiazzante concentrato di sensualità. Linee fluide, quindi, abiti che cadono in modo dritto e tubolare, senza bisogno di sottogonne e corsetti, lunghe vesti trattenute in vita da una fascia, molto scollate e senza maniche, abbinate a scenografici ventagli di piume di struzzo o marabout, come nel ritratto di Gladys Deacon del 1901. In ultimo, si può notare che i soprabiti indossati nelle stagioni fredde potevano essere bordati e foderati di pelliccia. In quello di Madame Lacroix del 1910, ad esempio, la pennellata del maestro fa riconoscere nella bordura il manto di un cincillà color caramello, possibilmente abbinato a pelo di volpe. L’ennesima dimostrazione dell’efficacia di un connubio, quello tra arte e moda, capace, grazie alle opere di Giovanni Boldini, di rivelarsi nella sua più esplicita connotazione iconografica.

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Si consiglia – a chiunque sia interessato alla storia del costume e a al fascino della belle époque – l’esposizione in corso “Boldini – lo spettacolo della modernità”, visitabile a Forlì (Musei San Domenico) fino al 14 giugno 2015. 

Source: E. Savoia, F. L. Maspes (a cura di), GAM Manzoni Ed., Milano 2014; V. Maugeri, A. Paffumi, Storia della moda e del costume, Calderini Ed., Bologna 2001.

Ph. In alto: Attraversando la strada (a sinistra), Promenade solitarie (a destra) – www.3.bp.blogspot.com; in basso: Gladys Deacon (a sinistra), Berthe esce per la passeggiata (a destra) – www.en.wikipedia.org, www.artvalue.com.