Freak Fashion Show
Di Alberto Fiorani – studente – Culture e Tecniche della Moda
Per la P/E 2006 John Galliano realizzò una sfilata di rottura con tutti gli stereotipi del passato. “Everything is beautiful” era il tema dello show, dove al posto delle consuete e statuarie supermodelle, lo stilista inglese portò in passerella persone reali: nani e giganti, attori e ballerini, donne giovani e vecchie, dai corpi esili o formosi, sfilarono uno dopo l’altro in un vero elogio al circo anni ’20 e alla diversità umana. Appare quindi chiaro il riferimento a un tipo di bellezza freak. Del resto il freak show, ovvero lo show dei fenomeni da baraccone, si configura come una delle principali attrazioni circensi già a partire dall’età vittoriana. Di conseguenza, John Galliano non può essere stato l’unico e il solo a condurre le stranezze dell’anatomia umana in campo artistico.
Diane Arbus, ad esempio, ha concentrato quasi interamente la sua produzione fotografica sull’estetica dei freaks, dedicandosi allo studio di un mondo “altro”: non più donne stereotipate dai corpi perfetti, ma soggetti bizzarri e, il più delle volte, affetti da malformazioni fisiche. Tra i suoi personaggi preferiti compaiono nani, giganti e persone dal sesso incerto, con i quali la stessa Arbus arrivava a instaurare veri rapporti di intimità. Progressivamente, questi fenomeni da baraccone trovarono il loro ambiente ideale non più sotto i tendoni del circo, ma nei locali underground, nei salotti più eccentrici e nelle strade newyorkesi degli anni ’60.
Anche il cinema non resterà incolume davanti a questi soggetti “diversi”, come testimoniano due capolavori dell’arte cinematografica ormai diventati cult movies. Il primo è il film “Freaks” di Tod Browning (1932) che, ambientato in un circo itinerante, racconta le vicissitudini di un triangolo amoroso tra un ricco nano, un’affascinante trapezista e l’uomo forzuto. Per le riprese il regista ha utilizzato come attori dei reali “fenomeni da baraccone” che nell’America degli anni ’30 erano divenuti vere e proprie star. Tra di essi ricordiamo le Gemelle Boeme, gemelle siamesi che si esibivano cantando e suonando, il Generale Tom Thumb, l’uomo più basso del mondo e Johnny Eck, noto come il Re dei Freak. Altrettanto rappresentativo è il film “The Elephant Man” di David Lynch (1980), narrante l’autentica storia biografica di John Merrick, un uomo vissuto in epoca vittoriana e affetto da gravi deformazioni fisiche che, per guadagnarsi da vivere, si esibiva nei tendoni itineranti. Dopo un inizio a dir poco drammatico, il racconto cinematografico lascia spazio al riscatto del protagonista che, aiutato da un brillante medico, dimostrerà di avere un animo gentile e sensibile.
Letterati, registi, fotografi, la lista di artisti interessati all’estetica freak potrebbe proseguire all’infinito, ma quello che è importante sottolineare è come, attraverso i loro lavori, siano riusciti a riscattare l’immagine e la storia di queste figure in apparenza bislacche, non guardandoli dall’alto in basso o con fare compassionevole, ma avvicinandosi a loro da pari. Possiamo dire che le fotografie di Diane Arbus, come il cinema di Tod Browning e David Lynch, hanno restituito l’umanità a queste “meraviglie della natura”, così come possiamo affermare che John Galliano con la sua moda è riuscito a renderle glamour.