Fashion Circus: il clown bianco di Marc Jacobs

Di Fiorenza Cicchetti – studente – Culture & Tecniche della Moda

“Il circo è una specie di specchio in cui la cultura si riflette, condensata e allo stesso tempo trascesa.” (Paul Bouissac, Circo e Cultura, Prisma 1976, cit. p. 38)

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Cosa possono avere in comune il circo, popolato da acrobati, pagliacci e animali, e le passerelle raffinate della settimana della moda? Nel settembre 2009, una folla di spettatori ben avvolti nei loro outfit griffati, accuratamente scelti per l’occasione, si era ritrovata ad assistere a un’inconsueta sfilata: modelle che si trasformavano in clown, dai pantaloni larghi e sartoriali, marciavano in comode infradito. Si trattava dell’eccentrico spettacolo che Marc Jacobs proponeva al suo pubblico per presentare la sua collezione P/E 2010, spettacolo a tutti gli effetti, dove musica, colori, immaginazione e finzione si mescolavano fino creare un’atmosfera magica e surreale. I capelli erano raccolti in chignon morbidi, a ricordare le capigliature di bamboline manga, mentre per il viso lo stilista scelse tenue e pallide nuance. Ma se i volti delle modelle accoglievano tutto il candore della cipria, non possiamo dire lo stesso per i loro abiti, che andavano a costituire un vero e proprio tripudio di pattern e proporzioni estreme: giallo, rosso, arancio e blu, quadri, rombi, fiori, righe e pois e ancora stampe sovrapposte in un gioco continuo di libertà e fantasia, ispirazione e movimento. Il richiamo alla fotografa Cindy Sherman – non a caso protagonista di alcune sue controverse campagne pubblicitarie nel 2005 – e alla sua teatralità lo si può intuire in ogni singola piega delle ampie gonne e negli striped dress con corpetto in stile polo. Durante la stessa fashion week, è bene ricordare che anche Anna Sui proponeva una donna forte e domatrice, vestita di tutto punto, dal cilindro con visiera alla tipica giacca circense decorata con alamari. La designer asiatica portava in passerella un circo pop, in grado di strizzare l’occhio alla moda anni Sessanta. Colori vitaminici si fondevano sugli svolazzanti minidress dando vita a stampe multi-pattern, mentre i capelli scolpiti in un rigido caschetto e il tartan delle gonne creavano un gioco divertente e affascinante.

Potremmo qui richiamare l’analisi semiotica dei numeri da clown di Paul Bouissac e ora applicarla al mondo fashion, affermando che la dimensione della favola, dell’illusione, dell’incantesimo ancora una volta giunge a mescolarsi con la realtà, creando un “discorso metaculturale”, dove distinguere la linea sottile che divide la finzione dal vero diventa un’impresa assai ardua. Ma forse è proprio questo lo scopo di stilisti e acrobati: far vivere momenti di puro piacere, dimenticando ciò che ci circonda per abbandonarci alla contemplazione del bello e dell’assurdo. Saltimbanchi e clown diventano il simbolo della libertà, della rottura e del coraggio. Coraggio di camminare in punta di piedi nell’aria, senza la paura di cadere. Sulle passerelle si vive la stessa favola. Un piede davanti all’altro, le idee, i sacrifici, le passioni e la voglia di emergere, si fanno strada. E così si sfida l’equilibrio e si dà vita a nuove forme. Quando Marc Jacobs fa sfilare il suo “clown bianco”, omaggiando Fellini e l’arte teatrale e cinematografica, prima ancora di pensare a chi possa indossare le proprie creazioni, pensa e mira a stupire il suo pubblico, a catturare tutti gli occhi dei presenti, per donare loro sensazioni favoleggianti di fuga dal reale. Pertanto, che sia una sfilata di alta moda o un circo un po’ nostalgico, ciò che conta rimane l’emozione che solo certi spettacoli sanno farci provare.

Source: www.femalefirst.co.uk;

Ph.: sn Marc Jacobs S/S 2010; dx. Anna Sui S/S 2010 – www.style.com.