MISSONI, L’ARTE, IL COLORE – La curatela di moda si fa spazio tra i musei italiani
Testo di Anna Biotti – Ph. Nicola Brajato
Dopo lunghi anni di conflitto tra arte e moda, nel tentativo della seconda di essere riconosciuta al pari della sorella, il fashion curating all’interno di piccoli e grandi musei sussiste come la concretizzazione di un desiderio a lungo celato tra abiti e stoffe d’archivio, fuoriuscendo da una situazione di perenne amore et odio tra le parti. Il compito del curatore è quello di riuscire a interpretare e trasmettere il messaggio culturale che anima e accompagna in toto il fenomeno Moda, contribuendo, mediante suggestivi e ben ragionati metodi espositivi, ad avvalorarla come Arte, nonché come portatrice di senso e significato, espressione di una storia – quella dell’umanità – concretizzata in usi e costumi, pratiche vestimentarie e sociali.
Non è da negare che la curatela di moda attinga – tanto per affinità disciplinare, quanto per inscindibile complementarità di linguaggi – dalla maestra arte e dal mondo cinematografico, facendo proprie le medesime modalità del mostrare, ma allo stesso tempo riformulandole verso nuove possibilità e interrelazioni. Ne possono dare esempio le tecniche espositive applicate alla moda che riprendono le accumulazioni dadaiste, piuttosto che l’assemblaggio di oggetti o il montaggio di frammenti.
La mostra MISSONI, L’ARTE, IL COLORE, attualmente in corso fino all’8 novembre presso il MA*GA di Gallarate – Museo di Arte Contemporanea e accreditato rappresentante del Made in Italy – è una delle più recenti testimonianze di curatela di moda in Italia e di come, attraverso essa, sia possibile generare un dialogo e un confronto con i maggiori maestri dell’arte moderna e contemporanea.
“Sono pezzi da museo ma indossateli pure”: la mostra accoglie il visitatore all’ingresso con una suggestiva citazione dell’indimenticata giornalista Maria Pezzi, dipingendo fin da subito il connubio tra arte e moda sulle pareti museali.
L’oggetto moda è inizialmente presentato attraverso video proiezioni, medium artistico scelto per raccontare la storia dei filati di lana Merino australiana – da fibra tessile ad abito da passerella – per poi ritornare alla dimensione più tradizionale del quadro. In una grande stanza in cui le luci dirette risaltano l’esposizione, chi osserva è infatti condotto a riconoscere immediatamente le ispirazioni provenienti dal movimento futurista: Fortunato Depero, Giacomo Balla sono affiancati all’astrattismo di Kandinskij, Klee e Severini. Geometria, composizione, forme e ritmi di cromie sono i vocaboli indispensabili per la costruzione della sintassi che traduce il processo creativo di Missoni.
L’ impiego da parte dei curatori di diversi media espressivi, consente al visitatore di comunicare appieno con il colore, l’arte e la moda, non solo attraverso giochi di luci e di specchi in grado di moltiplicare l’ambiente, ma anche e soprattutto attraverso un’imponente installazione: una gradinata monumentale su cui sono state disposte le storiche creazioni della maison permette alla Signora Moda di invadere lo spazio museale. L’abito è in scena e guarda l’osservatore dall’alto, rendendolo un minuscolo gomitolo di lana davanti a tale maestosa meraviglia.
Le stanze, ora cupe, ora bianche, si concludono nuovamente con il buio e, una volta entrati nella sala degli arazzi, la voglia diventa quella di sfilarsi le scarpe per sentire, a contatto diretto con la pelle, la morbidezza del tappeto, qui posto a ricoprire l’intero pavimento. Le porte si aprono così verso un universo onirico, in cui poter respirare l’aria elegante e solenne di una cattedrale, dove il suono dell’oboe echeggia tra i tappeti appesi alle travi del soffitto e quelli distesi su tutta la lunghezza della stanza. Impossibile non cedere all’invito di sedersi su un morbido cuscino per lasciarsi catturare dalle riproduzioni audiovisive di sfilate, pubblicità, canzoni e storie della famiglia riprodotte in loop, il tutto alternato ad enormi specchi rettangolari incorniciati dalle tipiche trame a zig zag. Pur trovandosi immersi in un mondo di colori vivaci e accesi, l’atmosfera zen rende quest’ultima sala rilassante, tanto da permettere all’osservatore di sentirsi parte integrante di un caleidoscopio che potrebbe da un momento all’altro cambiare le sue geometrie a suon di musica. Si osserva allora come dall’ibridazione tra i differenti mezzi comunicativi appartenenti al mondo dell’arte e il linguaggio della moda sia possibile generare un qualcosa di continuo e di completo, capace di unire i fenomeni, amalgamarli al punto da cancellarne ogni differenza e diffidenza concettuale, proprio all’interno dello stesso museo.
MISSONI, L’ARTE, IL COLORE
A cura di Luciano Caramel, Emma Zanella
19 Aprile – 15 Novembre 2015