Dietro le quinte_Lezione speciale
Marcella Piccinini ha fatto della costumistica cinematografica il suo mestiere dopo aver concluso un percorso di formazione ricco di esperienze anche molto differenti tra loro: diplomata all’Accademia di Belle Arti (1997), si è specializzata in fotografia che, però, per quanto l’avesse sempre affascinata, non si è rivelata poi la sua vera vocazione professionale; frequentando il Dams si è avvicinata al mondo del cinema e pochi anni dopo ha partecipato al corso di regia tenuto da Marco Bellocchio (2007-2008). La costumistica, così come la scenografia, sono passioni che coltiva parallelamente, pur senza la consapevolezza di quanto protagoniste sarebbero diventate di lì a poco nella sua carriera. “Questo lavoro lo devi amare davvero, a volte richiede una pazienza infinita”, ci dice ora che le circostanze e, forse, anche una certa predisposizione naturale hanno trasformato la dimestichezza con gli abiti, l’interesse per la ricerca e i linguaggi visivi di ogni genere in un mestiere consolidato da una serie di progetti di successo. Dal più noto per il film dello stesso Bellocchio “Sorelle mai” a quelli riconducibili al circuito più ricercato dei cortometraggi d’autore (“Petra”, “Sopra le nuvole”, “Mangia il tuo riso, al resto pensa il cielo”, solo per citarne alcuni), Marcella Piccinini si cimenta nei generi più disparati e ci racconta dal suo punto di vista l’esperienza del costumista cinematografico. Il più delle volte si ha a che fare con il trattamento (la storia stesa nel suo complesso) o con la sceneggiatura (la storia con tanto di dialoghi); più raramente il costumista ha a disposizione anche lo storyboard (la storia sintetizzata per immagini, sequenza per sequenza) tra gli strumenti che lo guidino alla scoperta del film e della sua realizzazione. La costruzione del look dei personaggi e dell’intero mood del racconto partono da qui: dai primi elementi che il regista mette a disposizione per comunicare il suo progetto e iniziare a suggerire la propria visione. La libertà di espressione per un costumista si misura fin da subito con i limiti della produzione, del budget, ma soprattutto della storia stessa e delle sue sfumature. L’obiettivo principale, spiega Marcella, è allestire quella serie di “quadri” dai quali è composto un film in modo credibile e coerente, prestando la massima attenzione a quei dettagli che, anche se quasi impercettibili, saranno fondamentali per completare la visione d’insieme. Ci sono certamente film in cui gli abiti sono molto protagonisti (pensiamo ai film di Fellini), ma anche film in cui l’abito è “muto” e deve trovare nell’equilibrio dei vari elementi concomitanti (scenografie, accessori, ambientazioni, …) la sua ragione d’essere. La protagonista di “Aneta”, un corto di cui Marcella Piccinini ha curato anche la scenografia, attraversa varie fasi della sua vita, cresce e vive esperienze che la renderanno diversa alla fine del suo percorso: a renderla riconoscibile e credibile nella sua evoluzione fisica ed emotiva sono anche gli abiti che indossa la cui efficacia espressiva è dovuta al lavoro di studio del personaggio e della sua sensibilità, alla giusta interpretazione di un “carattere” che si manifesta in coerenza con lo svolgersi della storia.
Quando il film è ambientato in un’epoca storica particolare o tratta di una cultura diversa dalla nostra è richiesto un ulteriore sforzo per acquisire dimestichezza e familiarità con tutti questi nuovi elementi.
“Equilibrio” è sempre una parola chiave nei discorsi di Marcella: equilibrio nelle combinazioni di abiti e accessori (per evitare effetti grotteschi ed eccessivamente caricati), equilibrio nell’approccio con le tante figure creative che intervengono nella realizzazione di un film (nel pieno rispetto del ruolo chiave del regista). Bisogna prestare attenzione anche alle esigenze degli attori: osservarli e conoscerli al punto tale da intuire quale rapporto possano avere con la loro fisicità e il loro corpo, non solo con il personaggio che interpretano (Marcella rivela i problemi incontrati, qualche volta, con attori che si sentivano a disagio indossando certi capi).
La capacità di improvvisare è un altro requisito essenziale, specialmente quando si sta accanto alla macchina da presa e si scopre sul campo quali sono i dettagli significativi o più soggetti a inquadrature ravvicinate. I “raccordi” sono, invece, tra le occasioni più insidiose: si tratta delle scene non girate cronologicamente, bensì a distanza di tempo per le quali, quindi, è necessario ricostruire del tutto il personaggio così come era nella scena prima (magari girata la settimana precedente).
L’elasticità mentale è, perciò, una delle prime qualità che Marcella consiglia di esercitare per fare questo mestiere, che si esplicita nella capacità di passare continuamente, nell’osservazione di un progetto, dal particolare al generale, dal micro al marco e di nuovo al micro.
Un piccolo consiglio pratico: agire come i collezionisti e farsi, quando è possibile, un proprio archivio di accessori, capi, oggetti che potrebbero rivelarsi indispensabili in futuro.
Marianna Balducci [redazione SpazioZoneModa]
Foto e Social Networking di Chiara Marziani, Celeste Priore [redazione SpazioZoneModa]
Università di Bologna / Polo di Rimini / Facoltà di Lettere e Filosofia / ZoneModa
Corso di laurea triennale in Culture e tecniche della moda
insegnamento: Teorie e tecniche della comunicazione di massa / docente: Antonella mascio
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Rimini, Mercoledì 2 Novembre 2011, ore 09.00
Presso la sede universitaria Alberti, via Quintino Sella 13 – Aula 14
Lezione speciale
Dietro le quinte – con Marcella Piccinini
Interverrà Marcella Piccinini, costumista per il cinema da diversi anni. Fra le diverse produzioni cinematografiche per le quali ha lavorato ricordiamo: Sorelle Mai (Marco Bellocchio, 2009), Snails Trails (Miguel Palhinha’s, 2010).
L’incontro è aperto al pubblico.
Locandina Piccinini e live blogging di Ilaria Picardi [redazione SpazioZoneModa]