The Pop Circus

Di Virginia Angius – studente – Culture e Tecniche della Moda

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Quando le luci si accendono sull’anello del circo, tutti sospendono il fiato, il giudizio, la ragione. Il ringmaster è al centro della pista, sgargiante e autorevole mette in soggezione e cattura lo sguardo d’ognuno. Così nasce e vive la suggestione di uno spettacolo che sembra imprigionare chi vi assiste in una bolla di irragionevole anarchia delle leggi della fisica e del buon costume. Ed è qui che la tecnica incontra la moda, la musica, l’eccesso.

Nel 1967 i Beatles pubblicano l’album Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, sulla cui copertina The Fab Four (i favolosi quattro) figurano in un coloratissimo abbigliamento di chiaro richiamo circense, e nel quale ritroviamo la canzone Being for the Benefit of Mr. Kite!, scritta da John Lennon e ispirata da un manifesto pubblicitario di un circo del XIX secolo. I ragazzi più famosi di Liverpool metteranno in scena un vero e proprio spettacolo a scopo promozionale (rimasto inedito fino al 1996) interamente realizzato su una pista da circo, in un’ambientazione a tema che include performance di vari artisti, tra cui lo stesso Lennon con il “supergruppo” musicale The Dirty Mac, nei costumi curati dallo stylist britannico più influente di tutti i tempi, Joe McKenna.

Solo quattro anni più tardi, ma in un mood molto meno vivace, David Bowie – soprannominato per questo “il clown triste” – scriverà la canzone Life is a Circus e nel 1980 si immergerà nuovamente nell’immaginario clownesco per l’album cover di Scary Monsters: si farà vestire da Pierrot dalla stilista Natasha Korniloff e indosserà lo stesso costume nel videoclip del singolo Ashes to ashes. Un Pierrot ben più eccentrico di quello interpretato da Leo Sayer nella performance The show must go on del 1974, seppur ugualmente efficace nell’esprimere l’analogia tra il circo e la vita. In questa direzione, non possiamo di certo tralasciare Freddie Mercury e i suoi outfit più estrosi, da quello sfoggiato nell’86 e attualmente celebrato dalla fedele riproduzione del museo Madame Tussauds di Londra, a quelli realizzati su misura per la rockstar da Zandra Rohdes (e.g. il top plissettato che ricorda anch’esso un vestito di un Pierrot),  ed esposti nel corso della prima grande mostra sui Queen Stormtroopers in Stilettos: Queen, The Early Years, retrospettiva organizzata nel 2011 presso la Old Truman Brewery di Londra.

In tempi più recenti, tuttavia, il prestito che il circo ha concesso alla musica viene ricambiato quando il Cirque du Soleil mette in scena gli spettacoli Love, sulle canzoni dei Beatles (tra cui la stessa Being for the Benefit of Mr. Kite!), e One, ispirato a Michael Jackson, rispettivamente nel 2006 e nel 2013 a Las Vegas. “La città che non dorme mai” diventa così il luogo perfetto per celebrare il connubio tra musica, costume e teatro realizzato dal Cirque du Soleil, che ha dimostrato ancora una volta come il Circo sia davvero cresciuto nel tempo, continuando il suo perpetuo “dare e avere” con tutti i mondi dell’arte – a partire dalla musica –,  perché l’arte, in ogni sua forma, è spettacolo.

 

Source: www.cirquedusoleil.com, www.stormtroopersinstilettos.com, www.theguardian.com, www.vogue.it;

Ph. www.theglobeandmail.com