René Gruau @ Biennale del Disegno 2014

Di Emanuela Barbapiccola – studente – Culture e Tecniche della Moda

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“Oggi le giovani indossatrici sfilano guardandoci dritto negli occhi, con aria di sfida maliziosa. Sapranno chi le ha portate a tanta seducente sicurezza?” (Da René Gruau. Disegnare la moda, Adolfo Conti, 2012)

Sabato 12 aprile, ore 18.00. In occasione della primissima edizione della Biennale del Disegno di Rimini, ha inaugurato lo spazio permanente ora riallestito, dedicato a Renato Zavagli Ricciardelli delle Caminate, in arte René Gruau. Nato a Rimini nel 1909, ma parigino di adozione, il guru dell’illustrazione di moda, a dieci anni dalla sua scomparsa, si racconta grazie al lavoro di una vita: tra le sue ispirazioni il Giappone, tra i suoi capolavori le stampe che contribuirono alla celebrità dell’amico Dior, seguite dai suoi iconici manifesti pubblicitari, stampe e litografie di un’attualità che paradossalmente potremmo definire retrò.

Lo spazio espositivo si divide in tre sezioni: nella prima sala alcuni affiche che dimostrano la fedeltà dell’artista per il settore nel corso del tempo; altri manifesti realizzati per i bagni di Rimini, di cui l’ultimo del 2000. Il rosso è must paint, esemplificato in un disegno pubblicitario del 1967 per Ortalion: una ragazza ripresa dal basso, come da un obbiettivo, mostra gambe slanciate spuntare da una scandalosa mini. Nel secondo spazio alcuni lavori di Gruau per varie riviste di moda, tra le quali Lidel, Eva e Club.

Da una porticina sbuca, esile, una gamba che termina in un piede munito di una scarpetta nera. È l’attesa, il mistero, l’inizio o la fine di una storia e della sua protagonista, che guadagna la scena, ma non si mostra: si tratta di una litografia pubblicitaria del 1953 per Le Bas di Christian Dior. Un tema ricorrente per l’artista quello del raccontare celando e sottraendo. Nei suoi disegni le linee sono ridotte all’essenziale, poche o appena rimarcate,disegnate da un intorno che si può solamente immaginare. Forse è questa la sua grande arma: lasciare quel tanto di immaginazione che basta per costruire il sogno.

Si proietta sul piccolo schermo un documentario DocArt, realizzato da Adolfo Conti nel 2012.  Agli antipodi una sezione dedicata a Marcello Dudovich, artista al quale Gruau sembra rifarsi al suo debutto nel mondo dell’illustrazione di moda. Nella terza sezione, il trionfo. Le campagne pubblicitarie per Le Rouge Baiser, dove l’essenzialismo di ispirazione orientale viene massimizzato tramite le linee pure e l’utilizzo, su di un foglio bianco, di soli due colori: il rosso e il nero. Nella parete accanto prende posto l’elogio alla donna, fatto di un susseguirsi di disegni alla moda, ad eccezione di una stampa che ritrae una figura maschile, uno studio per Club del 1960.

In conclusione ci immaginiamo lì, in un piccolo o qualsivoglia grande studio, soleggiato ed estivo, in penombra o serale, dove Gruau munito della sua matita magica improvvisa schizzi, ritratti di donna, emblemi di femminilità, lasciando al posto della polvere di stelle, una stellina, il suo marchio d’eccellenza, un barlume di luce sul mondo.

 

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