La camicia bianca secondo me. Gianfranco Ferré

Di Daniele Piaz – studente – corso di laurea magistrale in Moda

“Segno del mio stile”, punto di partenza per “ rileggere i canoni dell’eleganza”, esercizio progettuale per scomporre e ricomporre le “mille identità” di cui il capo è capace.

È così che Gianfranco Ferré ha descritto e contestualizzato il capo icona della sua capacità progettuale: la camicia bianca, le cui molteplici declinazioni e le cui mutevoli forme hanno dato vita a una delle esposizioni di moda italiana meglio riuscite degli ultimi anni. “La Camicia Bianca secondo me”, ideata e organizzata dalla Fondazione Gianfranco Ferré in collaborazione con la Fondazione Museo del Tessuto di Prato, ha costituito un emozionante omaggio alla carriera e al talento dello stilista che, seppur scomparso nel 2007, è stato in grado di lasciare una traccia indelebile nella storia, a partire dal lancio della sua prima linea di pret-à-porter femminile nel 1978, per poi divenire portavoce assoluto di un dialogo continuo tra moda e architettura.

Rivelatasi tappa inevitabile tra i fashion events dell’ultima stagione, l’esposizione ha chiuso i suoi battenti lo scorso 29 Maggio, dopo 4 mesi di grande e ininterrotto richiamo capaci di riscuotere l’ammirazione di un cospicuo numero di visitatori. Lo testimoniano le migliaia di fotografie postate tra Facebook e Instagram e arricchite di immancabili hashtag: #camiciabianca #ferré e #museodeltessuto. Non solo è stato possibile scattare e sbizzarrirsi nello sharing, ma anche lo stesso percorso espositivo è stato accompagnato da spiegazioni online, fruibili collegandosi direttamente al portale della mostra e trasformando così il proprio smartphone in un’utile audio-guida, mediatrice tra esperienza reale e tour virtuale. Si riconferma l’attenzione che la Fondazione Gianfranco Ferré rivolge da anni all’evolversi del web e dei mezzi tecnologici di catalogazione, disponendo difatti di un vastissimo archivio digitale, a libera consultazione degli utenti e comprendente una buona parte del lavoro del creativo, dalle collezioni più lontane ai suoi meravigliosi bozzetti fino a redazionali e campagne pubblicitarie.

Questa diventa pertanto la giusta occasione per celebrare nuovamente il successo della fashion exhibit, per darle un ultimo degno saluto, ripercorrendo insieme i suoi spazi espositivi e ponendo come punto di partenza gli appunti che lo stesso Ferré ha dedicato alla sua camicia bianca: “È fin troppo facile raccontare la mia camicia bianca. È fin troppo facile dichiarare un amore che si snoda come un filo rosso lungo tutto il mio percorso creativo. Un segno – forse “il” segno – del mio stile, che dichiara una costante ricerca di novità e un non meno costante amore per la tradizione. Tradizione e novità sono infatti gli elementi da cui prende il via la storia della camicia bianca Ferré. La tradizione, il dato di partenza, è quella della camicia maschile, presenza codificata e immancabile nel guardaroba, che ha fornito uno stimolo incredibile al mio desiderio di inventare, alla mia propensione a rileggere i canoni dell’eleganza e dello stile, giocando tra progetto e fantasia. [Continua qui]”.

In tutto sono state esposte 27 camicie, le più straordinarie mai concepite in vent’anni di carriera, una carriera contrassegnata da genialità e creatività progettuale. A introdurre nella prima stanza è stato posto un sistema sospeso di teli bianchi, su cui scorrevano macro immagini di schizzi e figurini di Ferré, mentre un’innovativa installazione fotografica dava avvio al percorso espositivo: attraverso una speciale tecnica a raggi x, sviluppata in collaborazione con l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e il fotografo Leonardo Salvini, una serie selezionata di camicie metteva a nudo la propria anima, per una lettura scientifica e assieme poetica capace di evidenziarne l’impalcatura materica e formale, in un gioco sensuale di texture, stratificazioni e trasparenze. Nella sala principale della mostra, la disposizione a schiera delle 27 camicie bianche costituiva l’armata di un esercito d’angeli: perfettamente bagnate di luce, emergevano silenziose e delicate dalla buia sala, in un perfetto contrasto bicromatico. Peccato che l’intero allestimento non potrà essere riproposto il prossimo settembre a Milano, come inizialmente considerato, in occasione di Milano Moda Donna; purtroppo, all’interno della Camera della Moda Italiana c’è chi crede non sia conveniente supportare e realizzare un’iniziativa di questo calibro a causa delle ultime vicissitudini della griffe – dalla vendita del marchio alla società di Dubai Paris Group fino alla sua definitiva cessazione nel febbraio 2014. Per Rita Airaghi, direttrice della Fondazione, è scandaloso che le sorti economiche di un’azienda possano causare la mancata celebrazione del ricordo di uno dei più grandi geni della moda italiana e non solo. Non ci resta che sperare vivamente in un veloce ripensamento e aspettare una sorpresa per l’Expo 2015.

Source: ferre.museodeltessuto.it, fondazionegianfrancoferre.com; Ph. Daniele Piaz.