Fur or not Fur?

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In bilico tra l’eticamente corretto e il “fashionaticamente” corretto, la donna vorrebbe ma… socialmente può?
Riflettendoci, i primi vestiti erano di pelle e pelliccia, vestirsi era necessità e quelle erano le uniche materie prime conosciute. Quando l’uomo è diventato un animale sociale complesso è iniziata una scala gerarchica basata sul denaro, sulla ricchezza e sul lusso. Pelli e pellicce, pur mantenendo alcune funzionalità grazie alle loro caratteristiche, assumono connotati di status, di differenziazione e di prestigio.

Il Trecento è il secolo della pelliccia, il Cinquecento la rivede protagonista, a inizio ‘900 è ancora di gran moda soprattutto per ornare i soprabiti, negli anni ’30 la pelliccia è uno status symbol ed è solo dagli anni ’70, con lo sviluppo delle nuove fibre innovative, che materiali alternativi ne ripropongono le caratteristiche cosicché la pelliccia, vera o presunta, rimane in voga fino a metà degli anni ’80.

La pelliccia attraversa i secoli ma rimane comunque carica di quei valori, intrinseci o attribuiti, che la rendono oggetto immortale e fanno sì che essa si ripresenti stagione dopo stagione… perché l’uomo si è evoluto ma fondamentalmente non è cambiato poi così tanto.

Per concludere posso sentirmi un po’ meno colpevole indossando il mio pellicciotto second hand sapendo che beh… è nella mia natura.

Di Giorgia Carlini

Bibliografia:
“Parliamo di moda” vol.1,2,3 di Sara Piccolo Paci, Editore Cappelli, 2004.

Photo: Style.it