A Torino il Verbo della moda italiana
di Chiara Pompa – studente – corso di laurea magistrale Moda
Se moda fosse un verbo sarebbe imperativo? In pochi obietteranno che la moda, da molti, sia avvertita come una sorta di ordine, di esortazione: un invito a seguire, perentoriamente, la moda stessa. È però fuor di dubbio che non voglia esser questo il senso del messaggio – lanciato sin dal nome accattivante – della kermesse “Voce del Verbo Moda”. Ideata dal Circolo dei Lettori di Torino e alla sua seconda edizione, è da considerarsi piuttosto una manifestazione corale che ha invitato le voci della moda italiana a divulgare il proprio Verbo nelle sale del Palazzo Graneri della Roccia, divenuto per l’occasione catalizzatore d’idee sugli stili di vita e di pensiero emergenti.
A una settimana dal termine dell’evento, lontani dalla frenesia di un calendario ricco – dal 20 al 23 marzo 2014 sono stati oltre cento gli appuntamenti in programma – riapriamo il sipario su “Voce del Verbo Moda”, accendendo i riflettori su alcuni degli ospiti intervenuti, protagonisti di un sistema da non considerarsi solo e soltanto fashion, nel senso più glamour e frivolo del termine, ma anche e soprattutto depositario di cultura. Perché come ha tenuto a precisare Antonella Parigi – direttrice del Circolo e ideatrice del Festival – «la moda italiana è un patrimonio collettivo di cultura materiale» e «il nostro saper fare è una grandissima riserva aurea». Ed è così che sul fil rougedel saper fare bene le cose, che da sempre contraddistingue la cultura materiale alla base del made in Italy, si è creato un coro le cui voci – come recita il claim stesso dell’evento – la moda la immaginano, la creano e ne raccontano lo stile.
La prima “voce” a prender la parola è stata Carla Fendi che, in compagnia del costumista e scenografo Quirino Conti, ha trasportato i presenti indietro nel tempo, a quando la bottega romana di via Borgognona era un punto di riferimento di attori e registi, primo tra tutti Luchino Visconti e Federico Fellini. Moda e cinema dunque al centro dell’incontro inaugurale che, oltre ad aprire la kermesse, ha dato inizio alla sezione “Incontri di stile”, la più fitta per numero d’interventi. Da Orsola de Castro, il cui brand From Somewhere punta sull’eco-fashion, a Stella Jean, per la quale la moda è un medium attraverso cui esprimere la propria multiculturalità, fino ad Ennio Capasa di CoSTUME NATIONAL, che in anteprima ha letto uno estratto del proprio libro, iniziato dopo che la madre di Yohji Yamamoto lo ha invitato a scrivere le memorie degli anni trascorsi insieme. Stilisti ma non solo, sono circa trenta tra antropologi, storici della moda, scrittori e giornalisti ad esser stati chiamati ad analizzare il fenomeno moda, osservabile difatti da svariati punti di vista. Un esempio tra tutti l’incontro con Daniela Baroncini, docente di letteratura italiana contemporanea presso l’Università degli Studi di Bologna, che ha narrato le storie di femme fatale reali e immaginarie, dalla mitica Salomè a Kate Moss passando per le dive del cinema, icone di seduzione che hanno fatto dell’abito uno strumento capace di infiammare gli animi.
La parola è poi passata alle eccellenze del made in Italy, le quali hanno condiviso le proprie storie imprenditoriali all’interno della sezione “Imprese straordinarie”: Premiata, Pellini, Viva la difference, Le Clercq, Bonfanti, Local Apparel, Zanelli design, fino a MOMA, brand calzaturiero marchigiano che sapientemente coniuga creatività, tradizione e ricerca stilistica. Tanti quindi gli itinerari creati dai racconti delle varie voci della moda. Tanti addetti ai lavori ma anche tanta gente comune alla quale è stata data la possibilità di sperimentare la propria manualità attraverso workshop come quelli tenuti dall’artista bolognese Sissi o da Stella Tosco – stilista del brand emergente Serienumerica -, di acquistare pezzi unici alla mostra mercato BYHAND, di mettersi in posa come mannequin per un giorno o di esser immortalata da un gruppo di cool hunter a caccia dello stile sabaudo. Un progetto, quest’ultimo, dedicato allo street style ed organizzato in collaborazione con l’Università degli Studi di Bologna e la Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che ha visto protagonisti per tre giorni otto studenti – quattro provenienti da ZoneModa – chiamati a fotografare per le strade torinesi i look più eccentrici. Perché se è vero che la moda si crea in atelier, si discute in manifestazioni lungimiranti come “Voce del Verbo Moda”, si critica, si indaga e si descrive nelle università come sulle pagine delle testate giornalistiche, è sulla strada che trova il suo habitat naturale indossata da chi, attraverso l’abito, dà voce alla propria identità.
Source: www.vocedelverbomoda.it; Ph. Francesca Cirilli, Paolo Properzi, Chiara Pompa, Françoise Allary, Valentina Useli e Leandro Palanghi.
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Turin: the floor is given to voices of Italian Fashion
If fashion were a verb would it be imperative? Few will argue that are many who perceive fashion as a kind of order, of exhortation: an invitation to imperatively follow the fashion itself. But the meaning of the message that the kermesse “Voce del Verbo Moda” (in English “Form of the Verb Fashion”) aimed to spread is definitely not this. Created by the club Circolo dei Lettori and at its second edition, it is rather considered a choral event which invited voices of Italian fashion to disclose their words at Palazzo Granieri della Roccia, which became for this event the catalyst of ideas and thoughts around fashion itself.
One week after the event closing, far from the frenzy of a rich schedule – about one hundred meetings from 20th to 23rd March 2014 – let’s raise again the curtain on “Voce del Verbo Moda”, turning the spotlight on some of the guests, actors in a Fashion System that not only is to be considered glamorous and frivolous but also as a repository of culture. Because, as Antonella Parigi – club Director and Festival creator – pointed out: “Italian fashion is a collective heritage of material culture” and “our know-how is a large gold reserve.” The art of knowing how to do well things always characterized the Made in Italy culture, and this is what links the voices summoned up in this event to narrate fashion.
The first “voice” of the choir to speak was Carla Fendi that, accompanied by the costume and set designer Quirino Conti, transported the audience back in time, when the Roman workshop sited in Via Borgognona was a landmark for actors and directors, first of all Luchino Visconti and Federico Fellini. Fashion and cinema were therefore the focus of the inaugural symposium that, in addition to opening the festival, started the “Incontri di Stile” (in English “Style Meetings”) session, the richest one by number of interventions. From Orsola de Castro, whose brand From Somewhere aims for eco-fashion, to Stella Jean, who use fashion as a medium to express multiculturalism, up to Ennio Capasa of CoSTUME NATIONAL, who read a preview excerpt of his book, that he started writing when the mother of Yohji Yamamoto invited him to write the memoirs of the years spent together. Not only fashion designers; there were about thirty anthropologists, fashion historians, writers and journalists invited to analyse the phenomenon of fashion, in fact observable from several points of view. An example was the meeting with Daniela Baroncini, Italian Literature professor at the University of Bologna, who told the stories of real and imaginary femmes fatale – from the legendary Salome to Kate Moss, going through the movie stars – icons of seduction that made clothing a tool capable of inflaming.
The floor is then given to the Made in Italy excellences, that reported their business stories in the section “Imprese Straordinarie” (in English “Extraordinary Enterprises”): Premiata, Pellini, Viva la difference, Le Clercq, Bonfanti, Local Apparel, Zanelli design, up to MOMA – a footwear brand from the Italian region of Marche that skilfully combines creativity, artisanal tradition and stylistic research. So many routes created from the stories of the various items of fashion. Many insiders but also ordinary people to whom it is given the opportunity to take part in the many workshops – such as those held by the Bolognese artist Sissi or by Stella Tosco, designer by the emerging Serienumerica brand –, to purchase unique pieces in the fair BYHAND, to pose as a mannequin for a day or to be portrayed by a team of cool hunters searching for the Turin style. A project, this one, focused on the street style and organized in collaboration with the Università degli Studi di Bologna and Cattolica del Sacro Cuore di Milano, which featured eight students – four from ZoneModa – called to photograph the most eccentric outfits form the streets of Turin for three days. Although it is true that fashion is created in the ateliers, is discussed in forward-looking events such as “Voce del Verbo Moda”, is criticized and inspected at the Universities as on the newspapers pages, is on the road that is worn in its natural habitat by those who, through the clothing, builds his own identity.