The Gender Movement @ ZONEMODA + VOGUE TALENTS PROJECT 2014-2015

TheGenderMovement

Non due ma tre. Gli integralismi dicotomici non vanno più di moda. Quantomeno nella Moda. E a conferma che nella postmodernità ci venga offerta una terza forma di espressione, arriva l’invasione delle ultime passerelle maschili da parte d’involucri neutri, capaci d’incrinare l’ormai obsoleto binarismo di genere. Nient’altro che il proliferare delle declinazioni vestimentarie di quel GenderlessMovement cui Paolo Ferrarini e Federico Chiara hanno inteso dar voce in occasione del secondo appuntamento di “ZoneModa + Vogue Talents Project 2014-2015”. Aprendo, difatti, uno scorcio sulle pronunce di un fenomeno sempre più vasto – tanto fertile quanto complesso – i due relatori hanno indotto i presenti a riflettere su come, nei tanti processi di autorappresentazione messi in atto nella contemporaneità, l’androgino sia assurto a modello e alimenti un nuovo archetipo di corpo, in grado d’influenzare – a sua volta – anatomie e sembianze di abiti.

Abiti né maschili né femminili, bensì abiti neutri che versano sospesi in una dimensione altra, dopo esser stati incubati in quelle zone interstiziali della postmodernità generatesi a seguito dell’abbattimento dei limiti, dello sforamento dei confini, della perdita degli specifici. Diretta filiazione dell’età della contaminazione, il sex appeal dell’ibrido rappresenta, difatti, qualcosa di più di una semplice fascinazione. Elevato a credo ormai praticato tanto nei templi dell’arte quanto in quelli della moda, il mito dell’alterità guida sempre più spesso i processi di metamorfosi dell’abito. Metamorfosi dal retrogusto perturbante che dall’Anti-Moda approdano alla Moda, abbandonando la nicchia in cui erano state relegate per imperversare sulle passerelle overground. Ed è così che il gender-free – diktat di molte sperimentazioni underground – una volta emerso in superficie impera da Gucci come da Saint Laurent Paris, da Prada come da Givenchy, da No. 21 come da Thom Browne.

Da Milano a New York passando per Londra e Parigi, ecco il proliferare di abiti ormai liberi da connotazioni di genere. Capi forse difficili da etichettare ma sicuramente meno da portare poiché altamente inclusivi, in grado di accogliere sia un corpo maschile che uno femminile mutuandone, solo dopo esser stati indossati, l’identità sessuale.Nient’altro che un’invasione d’involucri neutri. Per una possibile terza via.

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Di Chiara Pompa – Borsista di Ricerca

Ph. J. W. Anderson e Kenzo © T Magazine – Jamie Hawkesworth: www.tmagazine.blogs.nytimes.com

Sul gruppo di Writing For Fashion #02 un album di fotografie raccoglie alcune collezioni menswear FW15 citate da Paolo Ferrarini e Federico durante l’appuntamento ZoneModa + Vogue Talents Project 2014.