REPORT | Spazi domestici e specifico femminile: sulle tracce di Madame Modulor
Di Alice Busollo e Tommaso Morselli – Culture & Tecniche della Moda
Giovedì 5 novembre 2015, con la presenza della professoressa Ines Tolic, docente di Storia dell’Architettura e del Design, si è tenuta la lezione speciale “Spazi domestici e specifico femminile. Sulle tracce di Madame Modulor” con M. Beatrice Bettazzi e Giulia Custodi, rivolta agli studenti di ”Culture e tecniche della moda” (Campus di Rimini). È stato messo in luce come la donna vive lo spazio domestico della propria abitazione.
Beatrice Bettazzi, docente di Storia dell’Architettura e Storia del Design presso la Scuola di Ingegneria e Architettura dell’ Università di Bologna, ha spiegato come la donna vive e si muove all’interno della cucina e come la figura maschile sia diventata il modulo di creazione dello stesso spazio domestico. Ha presentato la cucina di Catharine Beecher, quella marsigliese di Charlotte Perriand e quella di Francoforte progettata da Margarete Schutte-Lihotzky. Inoltre ha spiegato come la figura maschile del modulor ideata da Le Corbusier sia stata alla base della progettazione di tantissime cucine: si tratta di una figura maschile di 1,85 metri (con braccio sinistro alzato) dalla quale si ricavano le misure per il pianale di lavoro. Questo aspetto è abbastanza ironico in quanto, all’epoca, l’uomo non svolgeva attività domestiche.
Giulia Custodi, giovane architetto laureata presso “La Sapienza” (Roma), si è soffermata nello specifico femminile, illustrando tre progetti urbani “Gender care” di Social Housing, ovvero strutture abitative condominiali a Vienna. Il primo caso: 1992-1997 di F. Ullman dove viene data attenzione ai ruoli di genere legata agli spazi domestici che migliorano la qualità della vita di uomini e donne. Il secondo caso: 2000-2004 dell’architetto Christine Zwingl, dove lo spazio della cucina è aperto verso l’esterno. Il terzo caso: ROS*A 2003-2009 di Sabina Pollack, esempio di come si possa progettare con attenzione pur avendo poche risorse.
Sul tema della convivialità la professoressa Tolic ha concluso con la domanda: “Come si può costruire una comunità?”. La risposta: ‘‘Si fanno discutere le persone provocando la nascita di un senso di comunità che verrà poi trasferito anche nelle cose”.
Ph. Alice Busollo