LOVESICK: un album di ricordi digitali

Lovesick è un alter ego, è trasparente, è un moodboard.

Il progetto Lovesick – blog tumbrl di Anna Lena Biotti, studentessa del corso di Culture e Tecniche della Moda – è una bacheca di molteplici suggestioni personali che, attraverso il potere di condivisione del web, si trasforma in una finestra su un mondo di forme e colori da cui tutti possiamo attingere e osservare. Sotto il nome “Lovesick”, che letteralmente significa “malato d’amore”, l’individuale diventa collettivo e l’intimità si fa pubblica. Omaggio alle poesie di Alda Merini e filo diretto che lega Anna a una sua speciale amicizia d’infanzia, il titolo “Lovesick” diventa così il riflesso di un malessere interiore, dal momento che il blog «è nato come espressione di un caos calmo che si stava creando in me negli ultimi anni del liceo, quando iniziavo ad avvertire il peso di scelte importanti per il mio futuro»; ma dall’altra parte ne è al contempo il suo rimedio, una cura quotidiana a base di passione, quella per la scrittura e la fotografia. «Nell’autunno del 2011 mio papà portò a casa un Ipad con il quale scoprii l’applicazione di Tumbrl, trovandola così rilassante, infinita e piacevole tanto da decidere di volerne diventare parte più attiva», racconta Anna a Writing For Fashion #02. «Così presi un po’ di testi scritti sulle mie Moleskine, qualche foto scattata nei mesi precedenti, diverse immagini rebloggate e salvate dal web e caricai il tutto sulla piattaforma».

La sua esperienza ci ricorda quanto un tumbrl, come numerosi altri simili portali social, oggi ci permetta di raccogliere facilmente i nostri ricordi, venendo in soccorso alle sfuggevolezza della memoria con l’archiviazione digitale. Una proiezione del nostro io, della nostra identità in divenire che si concretizza in una narrazione visuale; è come ritrovarsi specchiati tra testi ed immagini, attraverso cui è possibile osservarci dall’esterno, osservare come siamo cambiati e cresciuti nel tempo, e con noi i nostri gusti estetici, la nostra immaginazione, il nostro sguardo. «Tutto Lovesick è istintivo, scrivo i post mentre sono in viaggio, a lezione, al supermecato, li annoto sul telefono e poi a casa li sistemo», uno sharing, quello di Anna, non troppo soppesato, rapido e mutevole come il flusso dei suoi pensieri, alternato a momenti più lucidi: «In alcuni periodi mi dedico di più alla ricerca di fotografie di moda, in altri semplicemente scrivo, in altri ancora mi concentro su un particolare personaggio icona, città od evento».

Ammettendo di essere in realtà molto riservata e di non essersi mai preoccupata del numero dei propri follower, più volte è stata tentata di privatizzare la propria pagina, poiché «infastidita dal proliferare di tutti questi blog, di varia e spesso indubbia qualità, che rendono sempre più difficile la distinzione e non facilitano l’emergere di personaggi validi». Distinguersi nel mare magnum di informazioni online si complica con il continuo evolversi degli strumenti web: «Credo che una chiave per emergere sia tentare a non avere nessun tipo di filtro. Ciò che scrivo è puramente quello che penso, senza modifiche, senza nascondermi dietro a una facciata che non m’appartiene. Forse, per quanto sia oggi possibile, ci si può distinguere solo senza vergognarsi di quanto si crede e si è veramente, al di là delle maschere che spesso siamo portati ad indossare nella vita di tutti i giorni.

lovesick3 Cogliamo una sensibilità normcore nella parole di Anna, che con la moda vive un rapporto combattuto: «Diverse volte ho esordito nel blog con frasi del tipo ‘odio la moda’, e si può dire che da un lato sia davvero così. Non sopporto il suo carattere più ostentatorio, la finzione che si nasconde dietro lo sguardo dei suoi potenti, i canoni come imposizione; non tollero la saturazione, il vedere i negozi vendere le stesse cose e le persone di conseguenza vestire allo stesso modo. Ma si sa, la moda è anche questa, un tiro alla fune tra imitazione e distinzione e nonostante ciò, dall’altro lato, la amo. La amo per la sua storia, i suoi significati complessi, il suo legame con le altre discipline artistiche e non. Mi piace analizzarla come fenomeno sociale e mi interessa molto la ricerca di tendenze, personaggi e realtà emergenti». Una conoscenza e una curiosità spiccata verso il sistema moda che si riconferma quando le chiediamo di paragonare Lovesick a uno stile o a un nome di un particolare designer: «Lovesick è la dolcezza e il tocco british di Alexa Chung, uno dei miei idoli adolescenziali e attuali. Graficamente e cromaticamente lo associo ai toni e alle linee pulite e razionali di Jil Sander. Tra i miei designer preferiti ci sono Virginia Burlina, Ann Demeuelemeester e Damir Doma, ai quali dedico spesso diversi post».

L’interesse per il mondo del graphic design deriva in parte dalla sua passata frequentazione del Liceo Artistico, interesse che ha riscoperto in occasione del recente seminario di Progettazione del prodotto moda: «Il laboratorio mi è servito ad appassionarmi ancor più al carattere visivo e pratico della moda. Purtroppo però credo non basti un mese per dedicarsi pienamente allo sviluppo di un progetto ben fatto; sarebbe bello distribuire in maniera differente le ore del seminario ed avere un numero di alunni minore, in modo da potersi concentrare meglio sul lavoro e renderlo ancor più stimolante, facilitando forse le dinamiche di gruppo e di collaborazione».

Chiarezza nei suggerimenti e chiarezza nelle idee, Anna continua raccontandoci i suoi obiettivi: «Ho in mente vari progetti, che tengo però ancora nascosti nelle cartelle del mio mac, ci sono troppi blog che sembrano soffocare la creatività sul web. Continuerò di certo ad usare Lovesick come un mio diario digitale per esprimere e ricercare tendenze di mio interesse. Sono molto affascinata dal lavoro del Cool Hunter, passerei la mia vita a viaggiare, fotografare e annotare ciò che incontro, studiando e interpretando. Ma accanto all’aspetto sociologico della moda, il mio cuore batte per l’arte e l’idea di poter entrare a far parte della direzione di un museo, specializzato anche in curatela di moda, mi accompagna da tempo».

Che aggiungere, in bocca lupo Lovesick!

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Redazione Writing For Fashion #02