EDITORIAL STYLING – progettare uno shooting fotografico diretto da Alberto Caselli
“Ieri era mimetico. Oggi è camouflage, che in fin dei conti sta per ‘camuffamento’. Di qui l’abbreviato molto urban, ‘camo’. Che, come ogni suffisso che si rispetti, sta con tutto: dal ‘tropical camo’ al ‘desert camo’ il passo è breve. Perché, da qualche stagione a questa parte, impera senza ombra di dubbio la ‘camomania’. Ma c’è anche il ‘foliage’ e il ‘concealing coloration’, il ‘disguise’, il ‘mimicry’ e persino il ‘destructive pattern material’ abbreviato in ‘DPM’.
Si tratta insomma di una tendenza che potete chiamare in mille modi e che parte da lontano, dai campi di battaglia, dalla francesce Unité de camoufleurs. La moda però ha, è il caso di dirlo, detonato completamente la portata bellica e ha riempito quei pattern di nuovi significati, tutti positivi. In fin dei conti, più che una chiave di lettura sociologica che spieghi la persistenza del trend nelle collezioni di
moda, bisogna ricercarne una chiave antropologica.
Sì, perché ciò che più balza all’occhio è l’assimilazione della moda femminile al maschile, che del ‘camo’ fa una pietra angolare. Dall’assimilazione di un genere al suo opposto e alla sua completa neutralizzazione per fusione: il tutto in un balzo. Ma senza ritorno. Così si legge d’un fiato il servizio fotografico delle pagine che seguono: sul campo del ‘genere’ non ci sono vincitori né vinti. È il mimetismo, è l’ambiguità, è l’immagine che si costruisce, e decostruisce forme, funzioni e volumi. È una sindrome da horror del netto, del terso, di quel che è come sembra.
È una sindrome che parte dal basso, e che di stagione in stagione si arricchisce di nuove interpretazioni e sale su, sempre più su, nelle passerelle di mezzo mondo. Ed è quello che ha fatto magistralmente il plotone dei ragazzi del Corso di Laurea in Culture e Tecniche della Moda dell’Università di Bologna che, capitanati dalla professoressa Federica Muzzarelli, hanno colto l’occasione di fare ‘camo styling’.
Un’occasione unica che ha visto l’alleanza dell’Università di Bologna, della fondazione bolognese Fashion Research Italy di Alberto Masotti, che ha messo a disposizione i pattern del suo sterminato fondo tessile Renzo Brandone, e degli Archivi di Ricerca Mazzini che racchiudono, in oltre duecentocinquantamila abiti e accessori, la storia della moda.
Il risultato è sotto i vostri occhi. Una vittoria.
Quando si dice fare cultura della moda.
Ph. Massimo Costoli at www.artalents.it
Art Direction Alberto Caselli Manzin
at www.albertocaselli.com
Make Up Artist Dakini
at www.dakiniconcept.com
Hair Stylist Daniel Manzini
at www.mks-milano.com
Models Mereme at www.boomtheagency.it
And Thiam at www.independentmgmt.it
Executive assistant Leandro Palanghi
Special thanks: students of the Editorial Styling
Workshop at the Course of Studies in Fashion
Cultures and Techniques at Università di Bologna at the Rimini Campus (www.moda.unibo.it)
Archivi di Ricerca Mazzini (www.archividiricercamazzini.it) and Fashion Research Italy (www.fashionresearchitaly.org)