Made in Italy#08_ Lezione speciale: Lost&Found

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Foto e live blogging a cura di Ilaria Picardi [redazione spaziozonemoda]

Università di Bologna / Polo di Rimini / Facoltà di Lettere e Filosofia / ZoneModa
Corso di laurea magistrale in Moda www.magistralemoda.unibo.it
Insegnamento: Made in Italy / docente: Fabriano Fabbri
Insegnamento: Organizzazione delle aziende di Moda / docente: Nicoletta Giusti


ZoneModa spaziozonemoda.wordpress.com
ZoneModa WebCell youtube.com/zonemodawebchannel

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Rimini, Giovedì 19 Aprile 2012, ore 15.00
Presso la sede universitaria Valgimigli, via Santa Chiara 40, aula 2

Lost&Found
Lezione Speciale di Ria Dunn

L’incontro è aperto al pubblico.
In allegato la locandina dell’evento.

“Cos’è? E’ un Casino!” afferma Ria, per descrivere l’installazione dei capi Lost and Found stesi e appesi tra la cattedra e le sedie, a occupare l’aula universitaria. Ria insieme a Alessandro Esteri, ha fondato il marchio Lost and Found. Ria è una (ex) ragazza canadese delusa dalla moda “schockatamente colorata” americana. Ria ha deciso di ripartire dal made in Italy per progettare una nuova geografia di abiti, una nuova concezione di forme, e una vera e propria filosofia di moda.

I capi: forme aperte e anti-glam che riflettono un desiderio di rituffarsi in un clima primario, comparabile a quello di Milla (ArtMilla), presente in sala tra il pubblico, anche lei ospite del ciclo conferenze Made in Italy.

Lost and found, o le ragioni di un nome: deriva da una serie di conchiglie, scarto e detriti trovati nel deserto, opere in metallo che creavano sculture. Perché?

Lost and found rappresenta lo spirito dell’ “essere contro apparire”: “noi siamo molto concreti e realisti. “Nella moda non esistono nuovi marchi: tutti i marchi importanti sono rappresentati da designer piuttosto anziani. Nel design contemporaneo non c’è nulla di nuovo” dicono Ria e Alessandro: Lost and Found, progetto intimista e ambizioso, vuole “colmare questa mancanza che c’è nella moda”.

Ria sottolinea che Lost and Found le piace perché richiama un idea di circolo, di rinascita: “anche per esperienza personale, so che ci sono momenti in cui siamo persi (…) però è possibile rinascere e ricominciare”. Lost and Found, il marchio come “rinascita”, provare a ricominciare, volgendo lo sguardo dentro di sé.

Rinascere tramite i materiali: “sono il luogo dove si trova l’emozione, sono la cosa più importante”. Lost and Found dedica molto alla ricerca sui materiali, cerca la dimensione primaria, rurale e contadina. Il contatto con im-mediato con la terra, la campagna toscana dove vivono i due designer: “La modestia è più affascinante della nobiltà. Preferisco la povertà alla ricchezza. L’imperfezione alla perfezione”

(un pensiero immediato a quell’imperfezione, e a quel tempo destinato a essere consumato nel cappotto del documentario “Notebook on Cities and Clothes” coprodotto tra il designer giapponese Yamamoto insieme al regista Win-Wenders http://www.youtube.com/watch?v=wZA3a_XLCCs)

“Meglio la bellezza dello zucchero di canna, che lo zucchero bianco” dice Ria.

E’ l’idea di un abito che vive con noi, quella di Lost and Found, un abito che si consuma mentre lo indossiamo. Comincia un processo molto lungo di ricerca sui tessuti, sui trattamenti, che i due designer compiono con alcuni fornitori di fiducia, . Il finissaggio che si riscontra concretamente nel colore del capo dal tono estremamente consumato, quasi “stonalizzato” appunto.

Si può vivere in modo diverso anche un paio di scarpe, che sono costruite con una pelle di cavallo graffiata, ci raccontano i due designer. Arte concettuale, un Pollock materico, sottolinea Fabriano Fabbri, matericizzato, che calza ai piedi. Scarpe graffiate, che portano delle ferite: tessuti che si spingono oltre ai limiti, aperti dal tempo che passa.

“Lost and Found non fa moda, noi facciamo vestiti: (…) Proponiamo vestiti che alla fine si devono indossare. Ciò che desideriamo di più in fondo, è incontrare per strada qualcuno con un indosso un capo Lost and Found.”

La moda vive cicli e ricicli, morti e rinascite. Morte della Moda, Body art di fine anni Sessanta, quell’arte del corpo che con tagli e graffi mostrava sotto gli occhi una pelle da indossare, da dover indossare. Morte della moda qui, come non finito, come qualcosa di rudimentale, e di Futurustico chiosa Fabriano Fabbri: qualcosa che si spinge in avanti. Lost and Fashion, marchio di un nuovo lusso, rudimentale, primario e originario, è nato da soli tre anni, Viva Lost and found.

Veronica Piersanti letteredimoda.blogspot.com