A. A. 2015/2016 Tirocinio d’eccellenza. SOF 2: Fondazione Fashion Research Italy Percorso

Alice Genovesi #1:

Dopo quattro settimane, i dati dell’archivio sono progressivamente aumentati, arrivando fino alla 74° scheda fotografica inserita. La ricerca comincia più o meno sempre con la stessa procedura: si parte dall’archivio digitale visionando i dati disponibili, che possono essere, quando esistono, in vari formati, da PDF a TIFF, la compressione tipica delle fotografie commerciali.

E’ un formato molto grande che non disperde i dettagli registrati dalla macchina fotografica: per questo motivo il file, per essere caricato online, deve essere ridotto attraverso un software apposito. Se le fotografie non sono presenti nell’archivio elettronico, si passa a quello fisico: scatoloni pesanti e polverosi ma pieni di valore.

Le campagne di Les Copains, inoltre, sono state numerose e differenziate sin dalla sua fondazione: le linee si dividevano in Les Copains Main Collection, Blue Les Copains, Cashmere, Jeans, Miss, Les Copains Uomo, Les Copains Bambini, Accessori… E’ necessario, perciò, confrontare le immagini di campagna con i rispettivi cataloghi, lookbook ed i documenti disponibili.

E’ questo il passo che precede ogni schedatura e che permette poi di costruirci sopra il resto. L’inserimento comprende una parte più umana, di scambio interno tra chi lavora qui da tanto, chi si ricorda qualcosa, chi è curioso di vedere il risultato: dal reparto prodotto a quello del marketing, all’ufficio stampa che si trova a Milano, arriva il contributo per creare il solido scheletro della propria compagnia.

Antonia Spagnardi #1:

Report: 2016. 2 SOF FASHION PHOTOGRAPHY ARCHIVE

Mi chiamo Antonia Spagnardi e sono una studentessa iscritta al secondo anno in Fashion Culture and Management dell’università di Bologna, campus di Rimini.
In data 19 maggio 2016 ha inizio il mio tirocinio curriculare in “Catalogazione digitale di fotografie di moda” presso la Fondazione Fashion Research Italy di Bologna.

Sono stata accolta in modo cordiale da tutto il personale, dal Cav. Alberto Masotti e dal mio tutor, il Dott. Fabio Massaccesi, che ha dedicato la prima giornata a spiegarmi in modo più approfondito le finalità del progetto illustrandomi le funzionalità del database che sto utilizzando. Come prima attività decidiamo di compilare la scheda anagrafica dell’azienda La Perla e di leggere le schede già completate da una mia collega per il marchio Les Copains, in modo da comprendere il linguaggio standard prestabilito.

Il secondo giorno ci rechiamo insieme presso la sede centrale di La Perla, dove mi viene presentata quella che sarà la mia seconda tutor aziendale, ovvero la Dott.ssa Beatriz Ferretti, Responsabile delle Comunicazioni e preziosa custode della memoria del brand. Nel suo ufficio, uno spazio luminoso e moderno, procediamo ad una prima raccolta del materiale, ovvero comunicati stampa e servizi fotografici realizzati tra il 2010 ed il 2015.

La schedatura avviene tramite il caricamento di una foto nel database, a cui segue l’inserimento di numerose informazioni relative ad essa, tra cui: soggetto proprietario e schedatore, nomi e ruoli dei partecipanti allo shooting fotografico, anno di realizzazione, nome della collezione, descrizione del capo indossato, e così via.

Le foto sono tante, ma fortunatamente grazie ai miei tutor riesco ad organizzare le mie mansioni senza particolari difficoltà. In questa fase iniziale, mi rendo conto che oltre all’ inserimento dei meta dati che richiede tempo, precisione e metodicità, si affiancano altre attività indispensabili, che mi consentono di svolgere ricerche su personalità che gravitano intorno al sistema moda e a cui di solito non si presta attenzione, di capire la loro funzione e di scoprirne ogni giorno
nuove.

Durante tutto il processo di catalogazione, ci si immedesima con la filosofia dell’azienda e se ne conosce la storia, raccontata sia dalle immagini che dal suo team.
Soprattutto ho l’occasione di esercitarmi nella scrittura creativa, che scopro essere più intricata di quanto mi aspettassi: prima d’ora, anche se studio moda da più di 4 anni, non ho mai descritto un abito in dettaglio.

Quest’aspetto mi entusiasma, perché non si tratta soltanto di imparare a riconoscere i tessuti che compongono un capo, ma ci si esercita nel raccontarne le forme, i particolari. Ed è così che, in pochi giorni, un semplice “reggiseno in pizzo rosso” si arrichisce di formule, si trasforma piano a piano in “brassiere in tulle
impreziosita da inserti in pizzo macramé dai motivi floreali”.

Due settimane sono poche per poter dare un giudizio a tutto tondo su questa esperienza, ma al momento sono contenta dei primi risultati e sono curiosa di sapere cosa apprenderò durante le prossime, quando sarà il momento di tornare indietro nel tempo e di riscoprire una memoria a cui la mia generazione non è più abituata: quella cartacea.

Alice Genovesi #2:

Il progetto continua ad espandersi ed abbiamo ormai superato il primo obbiettivo di 100 schede, raggiungendo l’anno 1998. E’ importante notare come il materiale digitale diminuisca, man mano che si va a ritroso negli anni, mentre quello fisico aumenta esponenzialmente. Inoltre, anche il modo di fare fotografia, ma soprattutto il modus operanti che i fotografi seguivano presentando il proprio lavoro ad un cliente, era diverso: le campagne meno recenti possono contare sui negativi, infinite fonti originali delle immagini, ma anche su stampe in formato A3 dalle quali si selezionavano solo gli scatti migliori.

Trovandomi nel reparto Marketing di Les Copains, diretto dalla mia tutor Antonia Morelli, non solo lavoriamo a stretto contatto, ma spesso collaboriamo anche: ad esempio, ho ricevuto l’incarico di preparare qualche piano editoriale per la pagina Instagram Les Copains (che vi invito a seguire, se già non lo fate).

Antonia Spagnardi #2:

2016. 2 SOF FASHION PHOTOGRAPHY ARCHIVE

In data 17 giugno termina la quarta settimana di tirocinio. Avendo già raggiunto un margine di 200 schede catalogate, gli ultimi giorni sono stati dedicati principalmente al riordino dei dati e all’inserimento delle anagrafiche di stilisti, modelle e fotografi. Mi piace dedicarmi alla descrizione di queste personalità, che per me rappresentano un’occasione di studio o semplicemente piacevoli scoperte, come il bianco e nero di Vincent Peters o la sintonia tra Mert Alas e Marcus Piggott.

Il Dott. Massaccesi segue e guida con molta premura il mio lavoro e quello della mia collega Alice, che ho avuto modo di conoscere per confrontare i risultati
raggiunti.

Grazie a questa esperienza che ci rende ogni giorno più partecipi e coinvolte, ci rendiamo conto che ogni azienda ha un modo unico per organizzare il proprio
heritage. Emergono inoltre molti dei limiti della catalogazione di moda, ed è divertente scoprire le pignolerie dell’abbigliamento: la natura ontologica di una
“fusciacca” può mettere in crisi un catalogatore!

Grazie alla Dott.ssa Ferretti, il venerdì da La Perla diventa un appuntamento settimanale a cui mi sarà difficile rinunciare una volta finito il tirocinio. Sono
accolta ogni volta con energia da tutto il team, e la scorsa settimana mi sono stati regalati ritagli di tessuto (pizzo Macramé, Leavers, Chantillly, raso di seta, tulle,
tulle ricamato e molti altri) con cui ho deciso di realizzare un piccolo campionario guida per i tirocinanti che verranno dopo di me.

Tastare il tessuto e osservarne la struttura ed i motivi è un esercizio fondamentale, a cui ogni studente di moda dovrebbe abituarsi: aiuta a distinguere, a riconoscere e ad apprezzare.

Voglio usare una metafora che mi aiuti a descrivere quello che mi sembra si avvicini di più al ruolo di uno schedatore. Più aumenta il numero di informazioni a disposizione, più ci si sente come un farmacista che conosce esattamente il contenuto di quei cassetti chilometrici che sembrano attraversare le pareti dello spazio e del tempo.

Come il farmacista, si necessita di conoscere non solo il nome del farmaco, ma di studiarne i componenti, di saper comunicare la loro funzione a chi ne avrà
bisogno. Uno schedatore di moda si occupa di modelle, agenzie, tessuti, capi, collezioni, linee ed eventi, una figura su cui le aziende possono contare senza
perdersi tra gli scaffali.

Alice Genovesi #3:

Il mio tirocinio è terminato ed abbiamo raggiunto circa 140 schede fotografiche, le ultime delle quali descrivono le campagne dell’anno 1996. Ci sono molte cose interessanti che ho potuto notare arrivando così indietro negli anni: prima di tutto, la fotografia si basava su tecnologie diverse, con tecniche più lunghe, che passavano dalla macchina analogica, alla camera oscura, alla produzione e sviluppo di negativi, alla stampa delle fotografie ben riuscite in formato A3, dalle quali poi si selezionavano gli scatti migliori ed infine, solo dopo tutto questo complicato processo, si arrivava alla produzione della campagna e dei cataloghi.

Il digitale è una risorsa recente, che se da un lato semplifica ed accorcia queste dinamiche, dall’altro rischia di minacciare la conservazione di materiali preziosi come quelli fotografici, proprio a causa della facilità con la quale si creano e cancellano tali oggetti digitali.

La creazione di questo archivio mi ha fatto capire quanto sia importante proteggere ciò che viene creato, perché il valore di ogni cosa non si esaurisce nel presente, ma diventa, col tempo, un patrimonio ed un’eredità. Trovandomi nel reparto Marketing di Les Copains, diretto dalla mia tutor Antonia Morelli, non solo abbiamo lavorato a stretto contatto per risalire ai dati riguardanti le campagne pubblicitarie, ma abbiamo anche collaborato, ad esempio preparando insieme qualche piano editoriale per la pagina Instagram Les Copains (che vi invito a seguire, se già non lo fate), creando in particolare alcune GIF animate attraverso il software Adobe Photoshop.

Posso dire quindi di aver visto la comunicazione di questo brand a 360 gradi, dal suo passato al suo presente, da quando il catalogo arrivava alle fedeli clienti per posta, ad ora, quando una fotografia di campagna può apparire nella “home” di social network sullo schermo di uno smartphone.

Nel complesso non posso che ringraziare i miei tutor, Fabio Massaccesi e Antonia Morelli, per aver guidato la mia esperienza presso Les Copains e presso la Fondazione Fashion Research Italy. Mi sono resa disponibile per dare indicazioni allo stagista che prenderà il mio posto in questa avventura, che spero riuscirà a completare al meglio il progetto da noi iniziato.

Antonia Spagnardi #3:

2016. 2 SOF FASHION PHOTOGRAPHY ARCHIVE

Giunta quasi al termine di questa esperienza di tirocinio (mancano ormai due settimane) e dopo aver inserito più di 400 schede fotografiche, è ora di rivedere il lavoro svolto. Nelle ultime settimane ho iniziato procedere autonomamente nella schedatura, ma soprattutto ho instaurato un bellissimo rapporto con entrambi i tutor.

Il bello di questa attività è che è un processo sempre in movimento. Ci sono dati che potrebbero riemergere, nuovi da inserire e modi differenti per tutelarli. Gestire un archivio non è semplice, me ne accorgo osservando il lavoro del dott. Massaccesi, che ogni giorno mi rende partecipe in questo suo lavoro di ricerca.

L’attività che ho svolto mi sta fornendo non solo competenze archivistiche e catalografiche, ma rappresenta un’opportunità unica di studio di un brand attraverso le immagini storiche di campagna. I servizi di Mary Rozzi, Marino Parisotto, Michelangelo di Battista e quelli del “misterioso” Nadir (fotografo di spiaccato talento, su cui è quasi impossibile reperire notizie) raccontano attraverso linguaggi visivi ben definiti le storie delle donne di La Perla: romantiche e decise, sensuali e mai volgari.

Le location, le luci e la scelta delle modelle costruiscono uno storytelling straordinario che consente spunti di riflessione utili non solo per chi studia moda, ma anche per chi ama la fotografia.

Inoltre, la lettura delle cartelle stampa da cui traggo informazioni sui prodotti è un esercizio utilissimo per chiunque volesse capire come va redatto un comunicato ed esercitarsi nell’apprendere nuovi vocaboli tecnici.

Nei prossimi 10 giorni mi dedicherò al riordino, alla correzione generale delle schede e alla realizzazione di una guida riassuntiva per i colleghi che mi sostituiranno, con la speranza di trovare un ritaglio di tempo per riuscire a completare l’anagrafica di Nadir.

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