REPORT | Pamela Gibson-Church: la moda tra arte, cinema e media

Di Federica Iuso – Studentessa – Fashion Culture and Management

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“David”, Sam Taylor-Wood, National Portrait Gallery, London 2004 – Source: theguardian.com

 

Che relazione c’è tra moda e star system? E quanto possono essere importanti i media? A queste domande ha risposto Pamela Church-Gibson* nel corso della special lecture  Celebrities, Fashion Studies, Media, tenutosi giovedì 19 Novembre 2015 nelle aule di ZoneModa. Docente di Cultural and Historical Studies presso il London College of Fashion e introdotta per l’occasione dai professori Antonella Mascio, Stefania Pesce e Roy Menarini, Pamela Church-Gibson ha coinvolto gli studenti illustrando come la moda, l’arte e le celebrities siano macroaree strettamente interconnesse tra loro: «Le celebrità stanno reinventando se stessi come marchi di moda di tutto rispetto» ha sottolineato la Gibson, parlando di come, oggi, persino i giornali più autorevoli diano particolare rilievo e spazio al mondo dei vip e del fashion. Molti sono infatti gli esempi citati dalla Gibson attraverso cui è possibile osservare come la moda interagisca con differenti campi culturali, procedendo a braccetto con l’arte: è il caso del nuovo centro d’arte contemporanea a Punta della Dogana di Venezia – finanziato da François Pinault, fondatore della holding multinazionale del lusso Kering – PPR e inaugurato in concomitanza all’apertura della 53esima Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia (2015) – e del portrait video dedicato dall’artista contemporanea Sam Taylor WoodsDavid Beckham (David, 2004). Alla lunga lista di connessioni tra moda e arte si può aggiungere Marc Jacobs e la sua popolare capsule collection per Louis Vuitton realizzata in collaborazione con l’illustratore giapponese Takashi Murakami (2003), o gli abiti-scultura del compianto stilista Alexander McQueen, omaggiato quest’anno dalla maestosa retrospettiva “Savage Beauty” accolta negli spazi del Victoria & Albert Museum di Londra.

In seguito ai numerosi riferimenti artistici, Pamela Church-Gibson ha rivolto l’attenzione verso le relazioni instaurate tra cinema e moda, citando in particolare l’evoluzione di Sofia Coppola, da regista** a style icon (nel 1992 compare per la prima volta sulla cover di Vogue Italia) a testimonial per Louis Vuitton, brand con cui ha instaurato nel tempo un vero e proprio rapporto commerciale, tanto in termini di immagine quanto in veste di designer, realizzando una linea di accessori a partire dal 2006. A Louis Vuitton fanno seguito la maison Chanel  si pensi a Nicole Kidman e Keira Knightley, volti della casa di moda per molti anni, capaci di incarnarne e rafforzarne la filosofia –, e l’inglese Burberry, nota per aver trasformato l’impermeabile da capo militare a capo glamour, status ulteriormente sottolineato dalla predilezione verso celebri testimonial (tra gli ultimi: Romeo Beckham e Emma Watson). Come ha affermato Pamela Church-Gibson, la scelta delle celebrities da parte dei grandi marchi del lusso è strettamente legata al livello di popolarità degli stessi personaggi, quindi all’apprezzamento del pubblico e alla riuscita costruzione della loro immagine. Componenti basilari nell’intero strategico funzionamento del fashion system.

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*Tra le pubblicazioni di Pamela Church Gibson dedicate al cinema e al costume troviamo: Let Them Go Shopping: Marie Antoinette Moves From Page to Screen (in Fashionable Queens: Body – Power – Gender. Austrian Studies in English, 103 . Peter Lang, Frankfurt, pp. 145-160, 2014) e il volume Fashion Cultures Revisited: Theories, Explorations, Analysis con la collaborazione di Stella Bruzzi (Routledge: 2013). 

**Tra i film di Sofia Coppola si può citare, in questo contesto, Bling Ring (2013), storia di una giovane gang accecata dalla mania di possesso e dal guardaroba ultra-griffato, tanto da compiere furti nelle dimore delle celebrities di Los Angels.