Made in Italy #09 – Maison Martin Margiela

Università di Bologna / Polo di Rimini / Facoltà di Lettere e Filosofia / ZoneModa

Corso di laurea magistrale in Moda www.magistralemoda.unibo.it
Insegnamento: Made in Italy / docente: Fabriano Fabbri

Corso di laurea triennale in Culture e Tecniche della
Moda www.moda.unibo.it
Insegnamento: Organizzazione del sistema Moda / docente: Nicoletta Giusti

ZoneModa spaziozonemoda.wordpress.com
ZoneModa WebCell
 youtube.com/zonemodawebchannel

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Rimini, Lunedì 23 Aprile 2012, ore 15.00
Presso la sede universitaria Valgimigli, via Santa Chiara 40, aula 2


Maison Martin Margiela

Lezione Speciale con Giovanni Pungetti
Amministratore Delegato della Maison Margiela

L’incontro è aperto al pubblico.

Locandina dell’evento a cura di Ilaria Picardi

MAISON MARTIN MARGIELA: MITOLOGIA DI MARKETING ISPIRATA

Quando la sensibilità stilistica diventa strategia di marketing qualcosa di strano sta accadendo.

E accade proprio nell’ “esperienza Margiela”, raccontata a spazio ZoneModa dall’amministratore
delegato di Maison Martin Margiela, Giovanni Pungetti. Alla domanda rivolta agli studenti che
affollano l’aula: “che cos’è per voi Margiela? ” la risposta perentoria dell’uomo di business come
lui stesso si presenta: “Margiela è una roba strana”…

A questo incipit segue la dichiarazione di un linguaggio che solo apparentemente vuole essere
scevro di poeticità. Ed è strano, dato che nel comune immaginario degli addetti ai lavori Margiela è
artista concettuale per eccellenza.

Eppure il racconto di Pungetti e del sodalizio Margiela con il gruppo Diesel, è un case history
visionario dove no logo, moda democratica, neutralità, made in Italy, diventano strumenti di una
strategia di marketing ispirata.

Ripercorrendo la storia del brand, lo stilista belga è il primo a portare la sua etichetta muta e
bianchissima all’esterno degli abiti, in una visibilità che spiazza purché tacciata di anonimia, dove
l’ attenzione assoluta è sul capo e sul potere di chi se ne approprierà, personalizzandolo. L’etichetta
bianca, senza firma, con i 4 punti di cucitura ben evidenti e staccabili con un solo colpo di forbice,
diventa segno di poetica e prima mossa della storia marketing di Margiela.

Una strategia che vive e si nutre dell’onestà insita nella pratica artigianale delle collezione di pezzi
unici ARTISANAL, nel riuso echeggiato dei celebri capi REPLICA, nelle fragranze dei profumi,
scrigni di odori che ricordano i luoghi dell’infanzia e nell’interior design total white e a copertura
totale profuso nei musei del mondo e nei concept store. La vocazione al bianco di Margiela è
esperienziale. Bianco identitario per una moda che non rifugge dal passato ma che lo ricerca e ne
valorizza le prestazioni su capi che trattengono il tempo nelle sue tracce visibili.
Una moda custodia di un prodotto, unico protagonista assieme al suo contenuto, altamente
sartoriale e processuale. Un pluralis maiestatis che è pluralità operativa e nobilissima per intenti e
provocazioni. Quel “noi” che cela la creatività brulicante del team di Maison, è la scelta dichiarata
di un collettivismo progettuale che si impone nella storia della moda in assoluta avanguardia
rispetto alla “decade name” a lungo raggio tipica dalla fine anni Ottanta in poi.

Una neutralità made in Belgio, che reca i tratti somatici delle ascendenze giapponesi, laddove il
genio di Comme des Garçons (come e con i giovani), si dichiarava già di partenza marchio fondato
sulla produzione partecipata dei giovani collaboratori.

Il post-Margiela insegna ad oggi che nella vita dell’azienda l’animazione del meccanismo creativo
funziona proprio perché il “ percepito” del contenuto risiede ancora nella forza del suo team.

Veronika Aguglia
Redazione FocalizeMag