Made in Italy #04 – Lezione speciale: Cinzia Araia

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Foto e live blogging a cura di Ilaria Picardi [redazione spaziozonemoda], editing foto e social networking a cura di Celeste Priore [redazione spaziozonemoda]

Ci sono paradigmi apparentemente inviolabili nella progettazione di una calzatura: ogni loro minima variazione sembra porti inevitabilmente a compromettere la comodità e gli equilibri di un accessorio che, per molti aspetti, costringe lo slancio creativo ad un maggior rigore.

Non sempre questo, però, è del tutto vero: Cinzia Araia, ce lo ha dimostrato optando per un percorso di stile alimentato da un’esuberanza coraggiosa (che la contraddistingue anche come persona), ma sostenuto, allo stesso tempo, da una professionalità maturata in anni di duro lavoro e che oggi ce la fa riconoscere come una delle nostre virtuose risposte alle “burocrazie” che ancora persistono nella progettazione made in italy.

Punto fermo, in linea con la tradizione tutta italiana di calzature di qualità, è la scelta meticolosa dei materiali: dai pellami, spesso usati al contrario per la bellezza delle loro irregolarità, alle soluzioni più innovative in quanto a texture e consistenza pensando al pesce persico di uno degli ultimi modelli; a virare completamente la rotta del nostro gusto conservatore per la femminilità sono invece le intuizioni di Cinzia che vuole destrutturare, scomporre e ricomporre, riscrivere quei paradigmi tabù che hanno appesantito l’eleganza e l’hanno trasformata in qualcosa di banale, persino di stantio.

Certo, la classica scarpa col tacco è stata il punto di partenza anche per lei, ma è difficile pensarci mentre per le mani, in aula, ci vengono passate le sue più recenti creazioni che per i loro volumi e la loro vocazione sperimentale ci ricordano un po’ gli abiti di Rick Owens. Una prima sfida è stata quella di alleggerire tutti i rinforzi tipici della scarpa tradizionale: da qui vengono le scelte di materiali, come la lycra o certe nappe molto morbide, che, posizionati in punti strategici, rendono anche una scarpa dai volumi fortemente geometrizzati un accessorio pratico da mettere in valigia. Si osa di più a partire dalle collezioni destinate al 2011 dove compaiono i primi esperimenti di tacco e zeppa ibridati con la tomaia. Cinzia racconta quanto sia stato difficile individuare il produttore giusto per questo tipo di linea e quanto, da parte sua, sia stato fondamentale invece assumersi la responsabilità di una proposta così originale (le scarpe Cinzia Araia sono proprio tra le prime in assoluto a portare questa caratteristica sul mercato): è necessario, infatti, che ciascuna soluzione progettuale sia frutto di un percorso di ricerca e di presa di coscienza del designer che deve dimostrarsi capace di gestire la componente innovativa come una chiave di volta per il suo lavoro e non come una stravaganza destinata a durare una sola stagione. Cinzia conosce bene questo processo e ne ha fatto uno dei suoi punti di forza, tanto che oggi proprio quel tipo di scarpa la rende riconoscibile in tutto il mondo, accanto ad altre soluzioni altrettanto audaci come l’espediente del “cappuccio” (posizionato sia sul retro della calzatura con un gioco di cerniere, sia sul davanti come una protesi al nostro piede), o come le stringhe del modello “Rabbit” (fluido e divertente gioco di lacci applicato anche alle sneakers visibili nel web-promo del brand). Proporre soluzioni che consentano una certa personalizzazione del modo di indossare i suoi pezzi è un esperimento interessante, un dialogo ideale aperto con il cliente al quale Cinzia si rivolge. I primi ad accogliere positivamente l’originalità del suo lavoro sono i clienti del mercato asiatico (e forse qualche indizio di questa sintonia si rintraccia nelle zeppe delle infradito e nella versione unisex degli anfibi), ma anche il circuito italiano più lungimirante e sofisticato non tarda a distribuire i prodotti Cinzia Araia che, però, in quanto a visibilità, deve ai blogger la sua vera fortuna: comincia proprio dalla rete e dalle testate online il passaparola che oggi ha portato le scarpe Cinzia Araia sulle pagine di Vogue, a dimostrazione di quanto possa essere importante anche per un brand di posizionamento alto fare i conti con le communities 2.0.

“Non importa abitare in una grande città per sfondare […]. Ora, in più, il web fornisce molti strumenti per conoscere il mondo anche da casa propria”, dice Cinzia raccontandoci un po’ di quando era ancora solo Cinzia Tommasin e cercava di dare una direzione alle sue intuizioni creative in quel paesino della Riviera del Brenta. Cinzia è, in un certo senso, figlia d’arte: cresciuta nel calzaturificio del padre (che la mette in guardia contro le difficoltà di un percorso che lei sceglierà poi di intraprendere in totale autonomia) e istintivamente affascinata dalla moda e dalle riviste che colleziona fin da bambina. La dimensione provinciale diventa l’incubatrice della vera Cinzia, pronta a dare alla luce il suo marchio dopo più di 10 anni di lavoro, nel settore della calzatura così come nel campo dell’abbigliamento a livelli internazionali, e un ufficio stile ben avviato, in collaborazione con la sorella Antonella, che produce anche per terzi.

“E pensare che volevo fare l’attrice!” dice lei, ridendo.

Oggi, a pochi anni dai suoi primi esperimenti di successo, Cinzia Araia ha già costruito un’identità solida e giustificata da una serie di proposte che hanno aggiornato la femminilità. Anche i suoi best-seller (tra quelli di cui va più orgogliosa c’è lo zoccolo di legno minimale e futuristico, quasi un pezzo di design) subiscono un continuo upgrade anche se non si esclude un ritorno alla scarpa col tacco, ovviamente declinata secondo la sua personalissima visione. Si tracciano, così, le linee guida di un nuovo made in italy dove, questa volta, è la scarpa a cambiare la fisionomia del corpo più di qualsiasi altro capo, dove il concetto di “equilibrio” e “vestibilità” attraversano una fase dinamica e sorprendente di riscatto e rinnovamento.

Marianna Balducci [Redazione SpazioZoneModa]

Università di Bologna / Polo di Rimini / Facoltà di Lettere e Filosofia / ZoneModa
Corso di laurea magistrale in Moda www.magistralemoda.unibo.it

Insegnamenti: Made in Italy / docente: Fabriano Fabbri

ZoneModa spaziozonemoda.wordpress.com
ZoneModa WebCell youtube.com/zonemodawebchannel

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Per il ciclo di conferenze

Made in Italy 2011-2012

Rimini, Giovedì 15 Marzo 2012, ore 15.00
Presso la sede universitaria Valgimigli, via Santa Chiara 40, aula 2

Cinzia Araia

Lezione Speciale di Cinzia Tommasin

L’incontro è aperto al pubblico.
Locandina a cura di Ilaria Picardi [redazione spaziozonemoda]