A.A. 25-26 BRAND DI MODA: Intervista di Aisha Vedovini – Braghe

Braghe, l’appiglio che mancava: tra necessità tecnica e la presa sicura sul futuro del Deadstock

Nasce tutto da un bisogno : 

“Abbiamo fatto una decina di cartamodelli fino a trovare quello perfetto […] che segua il nostro corpo in qualsiasi movimento, sia una spaccata folle che a ranocchia. Nel momento in cui arrampichiamo abbiamo bisogno della completa mobilità, non possiamo avere un capo che ci blocchi, altrimenti non riusciamo a scalare al 100%.”

Alberto Olivan, fondatore del brand, non ha iniziato con un business plan, ma con un bisogno fisico e urgente: trovare le braghe perfette per arrampicare.

Il suo amore per l’arrampicata non era accompagnato fin da subito da un guardaroba adatto, e le prime scalate furono in pigiama. Soccorso dai pantaloni anni ‘80 dello Zio , inizia la sua ricerca verso quello stile inconfondibile di cui si era innamorato e verso qualcosa che rispondesse anche al limite tecnico .

La necessità era di unire stile e movimento . 

Così , soccorso dalla mamma Sandra, professionista che ha lavorato per decenni nell’Alta Moda, iniziano a sperimentare con cartamodelli e realizzano delle braghe uniche nello stile e con il taglio perfetto che permetta qualsiasi gesto estremo.

Presto diventano un fenomeno virale nelle falesie e palestre, grazie al loro fascino unico e vintage … nasce così BRAGHE 

Tuttavia, nonostante l’opportunità, Alberto sente un’altra necessità, questa volta etica.

Consapevole delle dinamiche dell’abbigliamento convenzionali e consumistiche di oggi, fare “l’ennesimo brand” non rientrava nel suo interesse; voleva trovare il modo per preservare le risorse del nostro pianeta ed essere il più sostenibile possibile.

BRAGHE: Missione e Visione

Con la consapevolezza che ogni anno il mondo produce 17 milioni di tonnellate di tessuti, di cui una parte enorme finisce bruciata o abbandonata .                                                                                                             Per Alberto continuare a produrre tessuto vergine in questo scenario non è solo inutile, è “anacronistico”

 La missione del brand diventa quindi un’operazione di pulizia verticale: recuperare 30.000 metri di scarti entro il 2030. 

Tutto ciò grazie all’utilizzo di scarti di produzione, rimanenze e stoffe fallate: l’etica incontra l’alta sartoria. Le mani che trasformano questi scarti non sono anonime, ma appartengono a chi ha imparato il mestiere nell’Alta Moda e la produzione è 100% Made in Italy.

Il problema silenzioso del Deadstock: 

L’industria della moda ha un enorme problema di sovrapproduzione. 

Si stima che circa il 15-30% del tessuto prodotto ogni anno non venga nemmeno trasformato in abiti, ma rimanga nei magazzini come “stock morto”. 

Per questo utilizzare queste giacenze è considerata oggi la forma più pura di sostenibilità , perché azzera l’energia necessaria per produrre materia vergine. Non è solo riciclo, è salvataggio.

Così fa Braghe con una filiera corta e orgogliosamente artigianale, dove solo l’occhio umano è in grado di lavorare con tessuti recuperati, spesso difettati o irregolari, posizionando il cartamodello efficientemente per salvare il massimo del tessuto ed evitare il difetto.

Poiché le pezze di tessuto recuperato sono limitate, ogni produzione è un’edizione limitata per natura. 

Braghe chiama questa filosofia Like No Other”: ogni pantalone è diverso dall’altro, proprio come ogni via d’arrampicata ha la sua linea unica. 

“No. Braghe non è il solito brand di abbigliamento… Siamo un vero e proprio movimento, un grido di libertà che permette di esprimere la nostra unicità, siamo una community, facciamo divulgazione e informazione.”

Freedom of the 80’s

Braghe è un tuffo estetico in un’epoca precisa.                                                                                                               Gli anni ’80 significavano libertà assoluta: colori fluo, pantaloni larghi, nessuna regola. Il brand recupera quell’energia “ribelle e unica” per rompere la monotonia e abbraccia la libertà di chi scala, esplora e sceglie il proprio stile: ribelle, unico, senza compromessi.

Immaginario diretto dalla filosofia del “Repair, Don’t Replace”, invece di nascondere l’usura, Braghe la accoglie.


Molti capi arrivano con toppe di tessuto extra incluse nel pacchetto e l’idea è semplice: se rompi i pantaloni su un passaggio duro, non li butti. Li ripari. Una toppa colorata su un paio di Braghe non è un difetto ma una medaglia al valore.
In un mondo usa-e-getta, ago e filo diventano gli strumenti più rivoluzionari a disposizione.


Il team Braghe ci offre quindi pantaloni comodi, unici e che seguiranno ogni nostro movimento, e ci invita a smettere di consumare passivamente e iniziare a vestire con intenzione.


Ogni capo recuperato è un atto di ribellione colorata contro l’omologazione e l’inquinamento.